STEFANIA TOTARO
Cronaca

Treno fantasma alla sbarra a Carnate, sei accusati: “Processateli”

Venerdì il giudice deciderà sul rinvio a giudizio per i dipendenti di Trenord. Quattro ferrovieri nei guai per disastro colposo, due per tentato depistaggio

Era il 19 agosto del 2020 Il convoglio a fine corsa si era rimesso in moto da solo per schiantarsi su un binario morto

Era il 19 agosto del 2020 Il convoglio a fine corsa si era rimesso in moto da solo per schiantarsi su un binario morto

Carnate (Monza e Brianza) – A tre anni e mezzo dal deragliamento del treno alla stazione ferroviaria di Carnate la giustizia arriva a presentare il conto. Venerdì la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Angela Colella deciderà la sorte dei 6 dipendenti Trenord per cui la Procura di Monza ha chiesto il rinvio a giudizio. I difensori degli accusati hanno invece presentato istanza di proscioglimento dalle accuse contestate.

Nel procedimento si sono costituiti parti civili i familiari dell’unico ferito nel deragliamento, un marocchino 50enne nel frattempo venuto a mancare per motivi non legati alla vicenda giudiziaria. La giudice ha dovuto disporre la ricerca degli eredi, alcuni rimasti nel Paese di origine, che hanno diritto a chiedere un risarcimento dei danni al posto del parente defunto. Di disastro colposo e lesioni personali colpose sono accusati il capotreno, il macchinista e due addetti alla manutenzione, mentre due dirigenti sono imputati di tentati depistaggio e frode in processo penale.

Era il 19 agosto 2020 quando il convoglio Trenord 10767, proveniente da Milano Porta Garibaldi e diretto a Paderno Robbiate, giunto a fine corsa alla stazione, si era invece rimesso in moto da solo perché gli addetti erano andati al bar a bere il caffè. Il treno era stato indirizzato nella stazione di Carnate per schiantarsi su un binario morto. I primi tre vagoni erano volati via: due erano atterrati di traverso sui binari, dopo avere devastato degli orti, un altro era rimasto in bilico a poca distanza da un palazzo.

Secondo la pubblica accusa, il treno "veniva lasciato incustodito senza inserimento di freno di stazionamento e di freno a molla. Essendosi verificata un’anomalia il convoglio, privo di personale di bordo, riprendeva autonomamente la sua corsa in direzione Milano e terminava la corsa alla stazione di Carnate sviando sul tronchino, sfondandolo e deragliando sul terrapieno". Secondo gli inquirenti il disastro è stato causato anche dalla "condotta del personale della squadra manutentiva che aveva da poco sottoposto a revisione l’impianto frenante, senza riscontrare il malfunzionamento". Inoltre sarebbe emerso "come alcune figure dirigenziali di Trenord, intuita la causa del guasto, al fine di ostacolare le indagini, abbiano fatto rimuovere dal relitto della vettura semipilota, per occultarli, il rubinetto del freno ed il rubinetto di intercettazione".