FEDERICA PACELLA
Cronaca

Caos biotestamento in Lombardia, legge senza direttive. Marco Cappato: “È come violarla”

Brescia, l’affondo dell’Associazione Luca Coscioni: non si permette di scegliere. Nel mirino le Dat, le Disposizioni anticipate di trattamento sui finevita

Biotestamento (Immagine di repertorio)

Biotestamento (Immagine di repertorio)

Brescia, 18 settembre 2025 –  Una legge disattesa, perché le istituzioni non informano i cittadini che, di conseguenza, sanno poco o nulla sul biotestamento. Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni, nel suo intervento a Brescia durante l’incontro ‘DATti voce!’ (organizzato dalla cellula bresciana dell’associazione nell’ambito del Festival Rinascimento Culturale), parla addirittura di “violazione della legge” rispetto alle Dat, Disposizione anticipate di trattamento, con cui ciascuno può esprimere in anticipo le proprie volontà su specifici trattamenti sanitari, diagnostici o terapeutici, nel caso in cui in futuro non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso.

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Ad oggi, le Dat depositate sono pochissime, meno di 50mila, rispetto al totale della popolazione: non si supera, praticamente, l’1% di chi potrebbe sottoscriverle. “Le Dat non sono strumenti per far morire, ma per scegliere – sottolinea Cappato –. Quando è stata approvata la legge, nel 2017, c’è stata una levata di scudi, ma in questi anni nessuno l’ha toccata. Anzi, oggi, per attaccare le proposte di legge sull’eutanasia, gli stessi detrattori delle Dat dicono che non serve una nuova legge, perché c’è già il biotestamento”.

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Da sinistra Marzio Remus, Francesco Tomasini, Elisabetta Dal Gal, Marco Cappato e Alberto Albertini

Il punto è che, la stessa legge che ha istituito le Dat, prevedeva l’invarianza finanziaria, che significa che non sono stati previsti fondi per fare informazione, su un tema che è sicuramente molto delicato e complesso, non fosse altro per la confusione generale tra biotestamento, suicidio assistito, eutanasia. Eppure, le conseguenze sono molto concrete perché, attorno ai trattamenti da prestare a persone che non sono in grado di esprimere il proprio consenso e che non lo hanno espresso in precedenza, si sfasciano famiglie, logorate da scontri, che spesso finiscono in Tribunale, con costi alti in termini emotivi, relazionali ed economici. “Le Dat, o biotestamento o testamento biologico – spiega Marzio Remus, della cellula bresciana della Luca Coscioni – consentono di esprimere oggi le proprie volontà, che non restano scolpite sulla pietra, perché ciascuno può modificarle nel tempo. Figura chiave è quella del fiduciario, che non è obbligatoria, ma è consigliato prevederlo, anche più di uno, ed informarlo di aver sottoscritto le Dat”. Da luglio, in Lombardia è passata una mozione presentata dal consigliere di minoranza Luca Paladini che prevede la possibilità di deporre il proprio testamento biologico all’interno di tutte le strutture sanitarie, oltre che nei Comuni.

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“Sarò sincero, non ho trovato terreno così ostile da parte dei colleghi di centrodestra”, ha spiegato Paladini. Di tutt’altro tenore il dibattito sul suicidio assistito che, in base alla sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 (con valore di legge) è un diritto, laddove ci sono tutte le condizioni del caso, ma che, per ora, è difficile ottenere in tempi rapidi, per l’assenza di procedure omogenee.