STEFANIA TOTARO
Cronaca

Il processo si ferma. Morto l’unico ferito. Ora bisogna trovare i suoi eredi in Marocco

I parenti hanno diritto di proseguire la richiesta di un risarcimento. Alla sbarra il capotreno, il macchinista, due addetti alla manutenzione. oltre a un paio di dirigenti che devono rispondere di depistaggio. .

Muore l’unico ferito nel deragliamento del treno a Carnate del 2020, un marocchino 50enne che si era costituito parte civile nel procedimento penale. E il suo decesso, avvenuto per motivi non legati alla vicenda giudiziaria, ferma la discussione dell’udienza preliminare per cercare gli eredi, alcuni rimasti nel Paese di origine, che hanno diritto a chiedere un risarcimento dei danni al posto del parente defunto. Lo slittamento a dicembre è stato deciso ieri dalla giudice del Tribunale di Monza Angela Colella, chiamata a giudicare i 6 dipendenti Trenord per cui la Procura di Monza ha chiesto il rinvio a giudizio. Nessuno degli imputati ha chiesto riti alternativi, patteggiamenti o processo abbreviato, tutti hanno annunciato di volere discutere l’udienza preliminare.

Ieri avrebbe dovuto argomentare la richiesta di rinvio a giudizio il pm monzese Michele Trianni e poi iniziare a illustrare le loro arringhe difensive gli avvocati.

Ma il legale di parte civile di S.E.M. ha comunicato il decesso del marocchino, che il giorno del deragliamento si era addormentato sul treno, non accorgendosi della ripartenza e nel deragliamento aveva subìto ferite per 40 giorni di prognosi.

La possibilità di ottenere un risarcimento dei danni passa quindi ai suoi eredi, ma soltanto un fratello si trova in Italia, gli altri parenti sono in Marocco e vanno cercati e avvertiti della facoltà di costituirsi all’udienza preliminare che vede accusati di disastro colposo e lesioni personali colpose il capotreno, il macchinista e due addetti alla manutenzione, mentre due dirigenti sono imputati di tentati depistaggio e frode in processo penale.

Il 19 agosto 2020 il convoglio, proveniente da Milano Porta Garibaldi e diretto a Paderno Robbiate, giunto a fine corsa alla stazione, si era invece rimesso in moto da solo perché gli addetti erano andati al bar a bere il caffè. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando il treno era entrato nella stazione di Carnate e si era schiantato su un binario morto. I primi tre vagoni erano volati via: due erano atterrati di traverso sui binari, dopo avere devastato degli orti, un altro era rimasto in bilico a poca distanza da un palazzo.

Secondo la pubblica accusa, il treno Trenord 10767 "veniva lasciato incustodito senza inserimento di freno di stazionamento e di freno a molla. Essendosi verificata un’anomala ricarica della condotta generale del freno continuo, il convoglio, privo di personale di bordo, riprendeva autonomamente la sua corsa in direzione Milano e terminava la corsa alla stazione di Carnate sviando sul tronchino, sfondandolo e deragliando sul terrapieno". Secondo gli inquirenti il disastro è stato causato anche dalla "condotta del personale della squadra manutentiva che aveva da poco sottoposto a revisione l’impianto frenante, senza riscontrare il malfunzionamento". Inoltre sarebbe emerso "come alcune figure dirigenziali di Trenord srl, intuita la causa del guasto, al fine di ostacolare le indagini sul disastro ferroviario, abbiano fatto rimuovere dal relitto della vettura semipilota - e poi occultato - il rubinetto del freno ed il rubinetto di intercettazione".

Accuse negate dagli imputati.