
Agrate, secondo le sigle sindacali gli esuberi nei prossimi tre anni arriveranno a 1.500. Previsto anche un presidio davanti alla Prefettura: il governo non ci ha ancora convocati.
Agrate (Monza e Brianza) – Le interrogazioni in Parlamento, la mozione in Regione, il pressing dei Comuni e ora il secondo sciopero già fissato: il 15 luglio. Lavoratori e sindacati tornano a dire no al piano industriale di St "e agli esuberi che ad Agrate nei prossimi tre anni arriveranno a 1.500", spiegano Fim, Fiom, Uilm, Usb e Fismic. Questa volta ci sarà un presidio davanti alla Prefettura "per rimarcare che nonostante le nostre richieste, il governo non ci ha ancora convocati", spiega per tutti Pietro Occhiuto, segretario della Fiom-Cgil Brianza.
Al centro della protesta, "il futuro del polo brianzolo, del personale, dell’industria lombarda e italiana" ripetono le sigle che spingono da mesi per un cambio di rotta sulle prospettive del "ridisegno della base manifatturiera", l’operazione così battezzata dalla direzione, dopo la crisi del mercato automotive e conti al di sotto delle aspettative. Da settimane i metalmeccanici denunciano "il trasloco di macchinari e tecnologie in altri siti, lo svuotamento progressivo di via Olivetti", smentito dalla multinazionale dei semiconduttori che parla invece "di normali operazioni di routine".
L’Rsu accende un faro anche "su decine di dimissioni volontarie e altrettanti trasferimenti di personale da Agrate a Catania" e ricorda che "nonostante lo stabilimento sia saturo, questa estate in Brianza perderanno il posto 97 addetti con contratto a tempo determinato". Ministero del Made in Italy e Regione attendono la revisione del piano che ha fatto a dire ad Adolfo Urso che era fiducioso di chiudere "un accordo complessivo entro l’estate sulla vertenza St", "ma l’azienda non ha cambiato nulla – ricorda Occhiuto –, al di là delle dichiarazioni, i fatti dicono altro".
Da qui, la nuova protesta dopo lo sciopero del 21 maggio, "con adesione massiccia, oltre l’80%". Ad Agrate lavorano in 5.300, per difenderli si è mobilitato l’intero arco politico con varie iniziative. Anche la Provincia si è espressa all’unanimità "contro il piano" e ne ha chiesto un cambio sostanziale "per confermare i livelli occupazionali e la centralità strategica del polo di Agrate. Un ruolo riconosciuto alla fabbrica anche a livello internazionale. Capace di generare un indotto con rapporto uno a uno. Sul territorio dipendono dal colosso del chip altre 5.300 persone".