BARBARA CALDEROLA
Economia

Crisi Peg Perego, è scontro totale: tagli confermati e niente cassa

Arcore, l’azienda ha detto no al nuovo semestre di ammortizzatori sociali, che pure le spetterebbe. Oggi in fabbrica si tengono le assemblee: saranno gli operai a indicare la strada alle organizzazioni

L’azienda di Arcore nota in tutto il mondo per la produzione di passeggini e giocattoli per bambini non intende ritirare i 95 licenziamenti su 244 dipendenti

L’azienda di Arcore nota in tutto il mondo per la produzione di passeggini e giocattoli per bambini non intende ritirare i 95 licenziamenti su 244 dipendenti

Arcore (Monza) –  “Così sbattono la porta in faccia ai lavoratori, alle istituzioni e ai sindacati”. Fumata nera all’incontro fra Peg Perego e metalmeccanici sulla crisi del colosso dei passeggini e dei giocattoli. L’azienda “non ritira i 95 licenziamenti (su 244 dipendenti) e di fatto blocca il percorso di rilancio delineato dal ministero la scorsa settimana”, spiega Adriana Geppert della Fiom-Cgil Brianza.

“Siamo amareggiate, la situazione precipita – aggiunge Gloriana Fontana della Fim- Cisl provinciale – in queste condizioni non servono neanche i fondi pubblici che il governo sarebbe disposto a mettere a disposizione, se la direzione evitasse soluzioni traumatiche per il personale. Ci hanno detto l’esatto contrario”.

Un faccia a faccia teso, dai tratti duri, che riporta la vertenza in alto mare. “Così non è possibile tracciare un cammino come quello che si era prospettato dopo Roma – ripetono i sindacati – siamo davanti a un dietrofront. Ribadiscono il no anche ai sei mesi di cassa integrazione che si potrebbero ottenere dopo il 30 settembre. Il ministero aveva ipotizzato che i manager li usassero per mettersi al lavoro su un piano industriale di crescita, capace di guardare davvero al futuro. Invece, siamo tornati al punto di partenza”.

Oggi, in fabbrica si tengono le assemblee. Saranno gli operai a indicare la strada alle organizzazioni. Sin qui la lotta è stata dura, due scioperi in rapida successione e il coinvolgimento delle istituzioni che hanno fatto quadrato attorno ai metalmeccanici, chiedendo all’azienda di salvare occupazione e stabilimento. In gioco c’è il futuro di tante famiglie e di un settore che “avrebbe ancora molto da dare – ripetono Geppert e Fontana – ma non è certo questa la strada”.

“Hanno tirato fuori di nuovo, prima di ogni altro percorso, la necessità di adesione preventiva alle uscite volontarie: assurdo. Gli ammortizzatori sociali ancora possibili andrebbero utilizzati per i processi di riqualificazione e transizione industriale. Anzi, ci hanno parlato anche di costi del sito facendo presagire nuove manovre. Eppure – concludono Fim e Fiom – le possibilità di rilancio ci sono, ma i fondi ministeriali sono subordinati al rispetto dell’occupazione”.

Con il governo doveva esserci un secondo appuntamento a settembre. Ma, adesso, è tutto da vedere.