STEFANIA TOTARO
Cronaca

Revenge porn, per un caso del 2018 il pm chiede il minimo della pena perché “i reati sono quasi prescritti"

È la richiesta presentata dal pm di Monza al procedimento per quattro imputati, accusati di avere fatto circolare tra i vicini di casa di una 48enne e anche su Facebook un video hard della vittima, finita in una situazione di profondo disagio. A settembre la decisione dei giudici

Il processo si tiene al Tribunale di Monza

Il processo si tiene al Tribunale di Monza

Usmate Velate (Monza Brianza), 26 giugno 2025 – I suoi vicini di casa avevano ricevuto nelle cassette della posta una lettera anonima scritta al pc in cui si diceva che l'inquilina riceveva uomini stranieri in casa, anche minorenni, che pagava per prestazioni sessuali. Nella busta c'era una pen drive con un video a luci rosse, finito anche su Facebook, che riprendeva un rapporto sessuale dove si riconosceva la parte offesa con alcuni uomini che invece avevano il volto coperto da personaggi dei cartoni animati. Un caso di revenge porn che risale al 2018 denunciato da una 48enne per cui ora la pubblica accusa ha chiesto per gli imputati di diffamazione, atti persecutori e reati informatici il "minimo della pena" perché oramai i reati "sono prossimi alla prescrizione".

Ma l'avvocata Elena Franzoni che rappresenta la donna come parte civile ha puntato il dito sul procedimento penale durato sette lunghissimi anni, che si sarebbe anche trasformato per la 48enne in una "seconda vittimizzazione" e ha chiesto un risarcimento dei danni. Il pm ha anche chiesto l'assoluzione degli imputati per l'accusa di estorsione. Alla sbarra tre uomini e una donna che, secondo le accuse inizialmente mosse dalla Procura di Monza, avrebbero chiesto soldi alla donna per non rovinarle la reputazione.

La vittima, stando alla sua denuncia, aveva avuto una relazione con uno degli imputati, un 48enne di Trezzo sull’Adda. Per il video hard, secondo l'accusa, entrano in gioco i due complici, un 26enne di Cornate d'Adda e un 37enne siciliano, nel ruolo di attori. Anche questi ultimi sono imputati insieme al primo, che in questa vicenda rivestiva il ruolo di regista, mentre la quarta imputata è una donna 33enne che avrebbe aiutato gli altri tre nell’attuazione del piano.

Dal momento in cui realizzano il filmato, gli uomini chiedono alla donna soldi. Piccole somme, come quelle sempre da lei messe a disposizione. Dopo averla bersagliata di messaggi volgari tramite WhatsApp, gli imputati avrebbero alzato il tiro. La donna imputata sarebbe riuscita a entrare nel profilo Facebook della presunta vittima, dal quale ha inviato il video a luci rosse a tutti i suoi contatti. Una situazione capace di ridurre la bersagliata in uno stato di profonda frustrazione e disagio personale. La difesa degli imputati nega le accuse, sostenendo che la denuncia è frutto della gelosia e del tradimento per avere scoperto che l'uomo che amava aveva un compagno. Si torna in aula a settembre per la sentenza dei giudici.