MARA EMANUEL
Cronaca

Radice, la musica che cura l’anima: "Aiuto i giovani a scrivere canzoni. Così si affronta il disagio psichico"

La “medicina“ del cantautore di Desio laureato in Psicologia clinica e riabilitazione e in Fisioterapia. La proposta si rivolge agli adolescenti alle prese con problemi mentali grazie alla creazione guidata di brani.

La “medicina“ del cantautore di Desio laureato in Psicologia clinica e riabilitazione e in Fisioterapia. La proposta si rivolge agli adolescenti alle prese con problemi mentali grazie alla creazione guidata di brani.

La “medicina“ del cantautore di Desio laureato in Psicologia clinica e riabilitazione e in Fisioterapia. La proposta si rivolge agli adolescenti alle prese con problemi mentali grazie alla creazione guidata di brani.

Le canzoni sono un balsamo per l’anima e la mente: quando le ascolti, quando le canti, ma soprattutto quando le scrivi. Ne è convinto Francesco Radice, cantautore 37enne di Desio laureato in Psicologia clinica e riabilitazione e in Fisioterapia e diplomato in “Contemporary writing and production” al Cpm di Milano. Francesco ha deciso di mettere le sue eclettiche competenze al servizio di un progetto che ha già dato i primi frutti: aiutare adolescenti alle prese con problemi mentali attraverso la creazione guidata di canzoni.

"Il Set (Songwriting espressivo e terapeutico) è un’attività di creazione da zero di un brano musicale – si legge sul suo sito – Consiste nel prendere familiarità con i propri vissuti e con la propria voce. È provato come il songwriting sia una tecnica efficace per promuovere la coesione di gruppo e l’espressione personale, per aumentare l’autostima e affinare la capacità di introspezione, autoanalisi e consapevolezza. La creazione di un’opera musicale è un’occasione privilegiata per portare fuori dalla propria anima, dal proprio cuore, dai propri vissuti emozioni, desideri, frustrazioni, gioie e dolori, liberando ciò che abbiamo dentro".

Ci racconti da dove viene quest’idea di coniugare canzoni e psicologia... "Ho iniziato a scrivere canzoni da adolescente, mentre frequentavo il liceo scientifico. Oltre che una passione la sentivo come una necessità. All’inizio non facevo ascoltare a nessuno i miei brani, li tenevo per me. Intanto ho studiato canto e da autodidatta vari strumenti e ho iniziato a suonare il basso e a cantare con una band: facevamo ‘cover’. Ma quando ho chiesto agli amici di proporre anche i miei brani, le nostre strade si sono divise e ho continuato da solo a scrivere e pubblicare. Nel frattempo mi sono diplomato e poi laureato in Fisioterapia, praticandola soprattutto a domicilio con pazienti non autosufficienti. Sentivo però che mi mancava qualcosa. Mi sono iscritto al Cpm e lì ho capito cosa volevo fare: proseguire sulla strada del cantautorato coniugandolo con la psicologia, specializzandomi in quella particolare forma di musicoterapia rappresentata dalla creazione di canzoni".

Dove e come ha messo in pratica questa aspirazione? "Nell’ambito degli studi in Psicologia ho chiesto e ottenuto di fare il tirocinio in una comunità residenziale in Brianza, che ospita adolescenti tra i 13 e i 18 anni con grave disagio psichico. Dopo aver lavorato fianco a fianco con gli operatori e proposto cicli di fisioterapia a due ospiti, ho realizzato un laboratorio di songwriting cui hanno partecipato due ragazze, un ragazzo e un’adolescente in transizione di genere. Un’esperienza entusiasmante, anche se a tratti faticosa e complicata. Non è facile per un giovane in piena crisi accettare di rielaborare vissuti intimi e dolorosi, esprimere il proprio disagio e condividerlo con altri, per poi liberare la capacità creativa che alberga in ognuno di noi. Una ragazza all’inizio si è spaventata, non si sentiva all’altezza e voleva abbandonare il laboratorio, ma anche grazie all’educatrice ha cambiato idea e alla fine è stata felice e orgogliosa dell’esperienza e del risultato. Dopo il tirocinio, alla base della mia tesi di laurea, ho realizzato un laboratorio simile con alcuni giovani ospiti di un’altra clinica sempre in provincia di Monza e Brianza, venuti a svolgere questo laboratorio nella sede dell’associazione “Proiezione 180”, della mia amica e mentore Valentina Selini".

Come si svolge in pratica il laboratorio? "Dopo aver esplorato vari generi musicali e capito qual è quello più congeniale per ciascuno, attraverso un questionario, si cerca di far emergere un tema comune: nel primo caso è stata la libertà, nel secondo i ricordi d’infanzia, nel terzo i vissuti all’interno della famiglia. A quel punto ogni ragazzo elabora un suo testo e io provvedo poi a scrivere musica e arrangiamento. Ma a interpretare il brano è il suo autore. C’è chi non pensa di avere doti canore sufficienti, e in quel caso si può optare per il rap, o per il parlato. In questo tipo di lavoro sono un sostenitore della centralità del testo. Come diceva il grande Fabrizio De André, “la musica è un tram che porta a spasso le parole”".

Accanto all’attività di songwriting terapeutico per gli adolescenti, prosegue quella di cantautore... "Sì, ho pubblicato un primo album su Spotify, ma non è facile farsi notare. La musica come professione è un privilegio riservato a pochi. In ogni modo scrivere canzoni è la mia passione e non intendo rinunciare. Anzi, proprio nelle prossime settimane pubblicherò il mio secondo album".

Una delle nuove canzoni si intitola “Lampedusa”... "Sì, il tema della migrazione mi sta molto a cuore, ho impiegato le mie vacanze in un camnpus di formazione di Amnesty che si tiene ogni anno sull’isola ed è dedicato al soccorso in mare e ai diritti degli ultimi. Credo che le canzoni possano suscitare emozioni e riflessioni. “Lampedusa“ è la storia di un padre, una madre e un bambino fuggiti dalla guerra. Il loro sogno di iniziare una nuova vita in Europa si infrange contro gli scogli di Lampedusa e l’ostilità di questo nostro Occidente preoccupato solo di non condividere i suoi immeritati privilegi con chi ha la sola colpa di essere nato nella parte sbagliata del mondo e di voler regalare un’opportunità di futuro ai suoi figli".