
L'imprenditore Paolo Vivacqua venne ucciso nel suo ufficio a Desio
Desio (Monza Brianza) - A nove anni e mezzo dal fatto e dopo cinque anni di processi, potrebbe scattare l'ottavo giudizio sull'omicidio di Paolo Vivacqua, il rottamaio siciliano soprannominato il "Berlusconi di Ravanusa" ammazzato il 14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola nel suo ufficio di Desio.
La Procura generale ha proposto ricorso in Cassazione contro l'ultima sentenza della Corte di Assise di Appello che ha assolto i presunti mandanti e intermediario dell'omicidio, Diego Barba e Salvino La Rocca e ha abbassato dall'ergastolo a 25 anni di carcere la pena, senza la premeditazione, per gli esecutori materiali, Antonino Giarrana e Antonino Radaelli. Per due volte già la Cassazione ha rimandato indietro gli atti processuali che avevano confermato le condanne di primo grado (la Corte di Assise di Monza ha inflitto 23 anni ai presunti mandanti e l'ergastolo agli esecutori materiali) per approfondire la vicenda identificando un movente che stia in piedi, oltre a quelli ritenuti carenti della ex moglie Germania Biondo (imputata come mandante insieme a Barba ma assolta) lasciata per una donna più giovane e rimasta senza soldi, finita per legarsi ad un nemico di Vivacqua per vecchi dissapori con il comune intento di eliminarlo e quello della ricerca del borsone con i 5 milioni di euro ricavati da Vivacqua dalla vendita di alcuni terreni ritenuta frutto di corruzione di pubblici ufficiali.
Ora si attende di sapere se la Cassazione riterrà il ricorso ammissibile. Intanto Barba e La Rocca sono stati scarcerati per scadenza dei termini massimi di custodia e, se questa storia infinita avrà un epilogo, potrebbero chiedere un risarcimento dei danni da ingiusta detenzione.