CRISTINA BERTOLINI
Cronaca

Monza, laureate le super mamme dell’ematologia pediatrica: notti insonni su libri e pc dopo giorni di terapie, paura e attese infinite

Pamela Braga e Pamela Chiapparoli in ospedale con le loro figlie, alle quali sono state diagnosticate malattie serie. Nonostante gli impegni di lavoro, famiglia e il pesante percorso di cura, sono riuscite a coronare il loro sogno

Pamela Chiapparoli, alla sua terza laurea. Nel fotone a destra Pamela Braga col marito

Pamela Chiapparoli, alla sua terza laurea. Nel fotone a destra Pamela Braga col marito

Monza – Si chiamano Pamela e Pamela, sono entrambe mamme di ragazze in cura al Centro di ematologia pediatrica della Fondazione Verga, Irccs San Gerardo.

Nonostante gli impegni di lavoro, famiglia e il pesante percorso di cura delle figlie, tra terapie, giorni di paura a di attese infinite, sono riuscite a coronare il sogno di laurearsi.

Pamela Braga a metà giugno ha conseguito la laurea magistrale in management con una facoltà online. “Sono impiegata in un’azienda di distribuzione bevande – racconta – e ho sempre desiderato andare avanti a studiare. Qualche anno fa ci ho provato con la laurea triennale in gestione d’impresa e ho visto che sono riuscita a organizzarmi tra casa, famiglia, lavoro. Quindi ho deciso di proseguire”.

Era quasi arrivata al secondo traguardo, Pamela, quando in primavera 2024 la diagnosi di una malattia seria per la figlia ha spostato le priorità della famiglia e la laurea, prevista per ottobre, è slittata. Abitando nell’alto lago di Como è stato necessario trasferirsi a Monza, ospiti della Residenza Verga.

“Pensavo quasi di mollare – racconta Pamela – ma è stata proprio mia figlia a farmi notare che a un passo dalla fine sarebbe stato proprio un peccato. E questo mi ha dato un grande aiuto”. Pamela ha sfruttato ogni momento, lavorando alla sua tesi nei ritagli di tempo tra le cure della ragazza e soprattutto di notte, nei momenti più tranquilli, con la luce fioca di un’abat-jour. Così, ha concluso la sua tesi, presentata a metà giugno: “Analisi e gestione della complessità dei cambiamenti nell’impresa familiare: il caso Trussoni Beverage“, prendendo come caso studio l’azienda per cui lavora. Il suo impegno le è valso un 107/110.

Le mamme studentesse sono sempre un po’ eredi e vittima della cultura tutta italiana dell’angelo del focolare che si annulla quotidianamente per i figli e la famiglia. Il traguardo di Pamela e Pamela è un esempio per tutte.

Pamela Braga ha sempre tenuto per sé il suo percorso di studi, cercando di non togliere tempo alla famiglia. Per lei lo studio di sera, di notte e nei ritagli della pausa pranzo al lavoro sono stati la routine degli ultimi cinque anni. Ma la discussione l’hanno vissuta tutti in famiglia: figlie e marito simulavano la commissione d’esame che ascoltava l’esposizione della tesi per abiturla a esporre e il giorno della proclamazione è stato una bella festa per tutti, accantonando per qualche ora l’ansia delle cure.

Adesso, continua a stare accanto a sua figlia e poi spera di poter tornare in azienda, per mettere a frutto le competenze acquisite.

Anche Pamela Chiapparoli ha creduto nei suoi sogni e nel suo futuro, perseguendo una vera passione per lo studio. Sì, perché lei, insegnante di scuola primaria di Milano, di lauree ne aveva già prese due: una in Scienze religiose (4 anni), poi la triennale in Sociologia a Urbino, più il master in competenze digitali. Stava terminando il corso di laurea in Scienze pedagogiche, ipotizzando il master. Il 18 agosto 2024, quando è arrivata quella diagnosi difficile per la figlia, aveva terminato gli esami e mancava la tesi. Da lì sono cominciate le lunghe sessioni di cure in ospedale, prima al San Paolo e poi al San Gerardo, l’ansia, le attese, le ore in auto avanti e indietro tra Milano e Monza.

“Nel primo periodo dormivo in stanzetta con mia figlia – ricorda Pamela – e di notte scrivevo la tesi su come i bimbi piccoli emulano gli influencer”. Il titolo: “Le influenze iconiche che plasmano l’infanzia“. L’ispirazione è stata il Pandoro gate, per sfatare il mito della ricchezza facile. “Da quando mia figlia è in trattamento – racconta Pamela – mi è cambiata la prospettiva di vita: tutto è in divenire e l’esperienza dello studio mi ha aiutato a sviare il pensiero e a soffrire meno. Il metodo di studio? L’ho sicuramente appreso da lei, che è molto brava a scuola”.

“Ora spero di poter aiutare il Centro Verga e il Comitato genitori, con la vendita dei loro prodotti nella scuola di mia figlia, per restituire un po’ del grande supporto professionale e umano che ho avuto da medici, infermieri e volontari”.