GABRIELE BASSANI E ALESSANDRO CRISAFULLI
Cronaca

Massimo Gentile sceglie Antonio Ingroia. L’architetto prestanome del boss difeso dall’ex magistrato antimafia

Limbiate, oggi l’interrogatorio. Per l’ex pm “nessun imbarazzo, per i familiari è in grado di chiarire la sua posizione”. Il professionista era stato sospeso dall’Ordine, vinse il concorso contando sul diploma

Massimo Gentile e i carabinieri davanti al Municipio

Massimo Gentile e i carabinieri davanti al Municipio

Limbiate (Monza) – Sarà interrogato oggi l’architetto Massimo Gentile, 51 anni, arrestato per associazione mafiosa assieme ad altri due “fiancheggiatori” di Matteo Messina Denaro, Cosimo Leone, tecnico all’ospedale di Mazara del Vallo, e il bracciante Leonardo Salvatore Gulotta. Gentile è accusato di aver prestato l’identità al boss per comprare un’auto, una moto e per altre operazioni, come emerso da alcuni pizzini.

Accanto a lui, difensore di parte, siederà Antonio Ingroia. L’ex magistrato antimafia di Palermo, cresciuto alla scuola di Giovanni Falcone e sostituto con Paolo Borsellino, è l’avvocato dell’architetto che – secondo l’accusa – ha favorito la latitanza dell’ultimo capo di Cosa nostra. "Imbarazzo? No. Se gli elementi di prova mi dovessero convincere che ci sono responsabilità da parte dell’architetto Massimo Gentile qualche problema me lo farei", ha detto Ingroia: "Ma dalle prime notizie che mi hanno fornito i familiari, lui è in grado di spiegare la sua posizione".

Una carriera senza ostacoli, quella di Gentile. Almeno fin qui. La sospensione dall’Ordine degli Architetti, datata 2016, è ancora valida. Al Comune di Limbiate è entrato come semplice geometra. C’è voluta l’indagine del Ros dei carabinieri per fermarlo. Basta spulciare nell’area "trasparenza" del sito del Municipio brianzolo, dove Gentile è in servizio dal 2019 – senza nessun approfondimento sulla qualifica di architetto – per trovare il suo percorso dalla provincia di Trapani, il regno di Messina Denaro, alla Brianza. Dal liceo scientifico a Castelvetrano alla laurea in Architettura a Palermo, l’inizio della professione nel 2001, studio a Campobello di Mazara. Dopo un anno, il trasferimento a Milano e la collaborazione con un’impresa edile a Varallo Pombia, nel Varesotto. Dal 2003 al 2006 un nuovo incarico per un’azienda a San Polo, nel Piacentino.

Poi, con qualche periodo di rientro in Sicilia, l’assunzione a tempo indeterminato a Limbiate nel marzo 2019, istruttore tecnico, e la promozione nell’ottobre 2021 a Responsabile dei Lavori Pubblici. Qui, una lunga schiera di progetti gestiti per svariati milioni di euro, tutti a curriculum: scuole, ciclabili, parcheggi, centri sportivi, cascine, strade, piazze. Gli ultimi, con i copiosi fondi del Pnrr.

"Una brutta vicenda personale di un dipendente che non coinvolge in alcun modo il Comune", ha precisato il sindaco Antonio Romeo, Forza Italia. Nel curriculum di Gentile figurano progetti e consulenze in diverse parti d’Italia: a Novara, Vermezzo, nel Piacentino, in Sicilia. Spiccano contratti per pratiche di condono edilizio, soprattutto a Campobello di Mazara. Due mesi fa, la partecipazione al concorso da “Capo dell’Area Lavori Pubblici“ del Comune di Turate (Como), con tanto di colloquio finale, da unico candidato, e il suo post su Facebook, "pronto per una nuova avventura!". Avventura, però, mai iniziata. Sullo stesso social network, appena è uscita la notizia del suo arresto, sono iniziati a piovere i primi insulti.

A Limbiate, intanto, la situazione è tesa. Allo sconcerto si unisce la preoccupazione. Molti si chiedono come sia stato possibile far entrare in un ufficio pubblico un uomo accusato di aver “coperto" il boss. Il sindaco azzurro ha rimarcato che il concorso per l’assunzione a Limbiate era per un posto di categoria C, dove era sufficiente il diploma di geometra. Una precisazione che non accontenta l’opposizione in Consiglio. "La città ha bisogno di essere rassicurata e tutelata, serve una reazione straordinaria", è la linea condivisa da lista civica Limbiate Solidale, Pd e Movimento 5 Stelle. E ancora: "Si faccia luce sulle motivazioni che hanno portato all’assunzione di una persona con un trascorso professionale non brillante, responsabile di procedimento di opere pubbliche e cantieri cittadini". Durissimo Matteo Casiraghi, segretario Cgil di Monza e Brianza con delega alla legalità: "Ormai per il nostro territorio non si deve più parlare di infiltrazione mafiosa, ma di colonizzazione. È una metastasi".