Massimo Gentile arrestato per mafia a Limbiate, ecco il pizzino di Messina Denaro che ha incastrato l’architetto del Comune

Da un foglio in casa del boss catturato dopo 30 anni di latitanza gli inquirenti sono arrivati al professionista 51enne ritenuto suo prestanome

L'arresto di Massimo Messina Denaro e, a destra, Massimo Gentile (in una foto pubblicata del suo profilo Facebook)

L'arresto di Massimo Messina Denaro e, a destra, Massimo Gentile (in una foto pubblicata del suo profilo Facebook)

Limbiate (Monza e Brianza), 27 marzo 2024 – Col passare delle ore emergono nuovi dettagli dell’inchiesta che ha portato all’arresto per associazione mafiosa di Massimo Gentile, l’architetto 51enne dipendente del Comune di Limbiate, ritenuto un prestanome del boss mafioso Matteo Messina Denaro catturato dopo 30 anni di latitanza il 16 gennaio del 2023.

In manette, oltre al funzionario pubblico brianzolo d’adozione (vive a Solaro) e siciliano d’origine, altri due fiancheggiatori in apparenza insospettabili: Cosimo Leone, tecnico radiologo dell'ospedale di Mazzara del Vallo, e il prestanome Leonardo Gulotta, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa.

A Gentile gli inquirenti siciliani sono arrivati grazie a un pezzo di carta trovato in casa di Messina Denaro in cui era scritto “10mila + 500 per Margot”, riporta il Giornale di Sicilia. Margot sarebbe lo pseudonimo utilizzato dal boss per indicare su appunti e pizzini le sue macchine. In questo caso, i carabinieri hanno individuato la concessionaria palermitana dove il capomafia aveva acquistato un veicolo Fiat, presentando la carta d’identità intestata a Gentile su cui aveva incollato la sua foto.

Sul documento di identità contraffatto c’era la firma di Messina Denaro e alcuni dati di Gentile oltre ad altri totalmente falsi, come  l’indirizzo di residenza diverso da quello dell’architetto di Limbiate. Lo stesso documento falso era stato presentato a una banca di Palermo per ottenere l’assegno circolare da 9mila euro necessario per perfezionare l’acquisto. Il recapito telefonico indicato nelle pratiche era invece quello di Leonardo Gulotta, evidente fidatissimo del boss e informato di tutto.