Insospettabili al servizio del boss Matteo Messina Denaro. Chi sono i tre arrestati per mafia

Fra le persone finite in manette ci sono un architetto dipendente del Comune di Limbiate (Monza e Brianza) e un tecnico radiologo dell’ospedale di Mazzara del Vallo

Palermo, 27 marzo 2024 – Un architetto dipendente del Comune di Limbiate (in provincia di Monza e Brianza), un tecnico radiologo dell’ospedale di Mazzara e un prestanome, anch’egli siciliano. Sono i tre insospettabili attestati questa mattina pre aver “aiutato” il boss Matteo Messina Denaro duranti i lunghi anni della sua latitanza.

L'arresto del boss Matteo Messina Denaro
L'arresto del boss Matteo Messina Denaro

Insospettabili in manette

Nuovo colpo dunque alla rete che ha protetto Matteo Messina Denaro durante la latitanza. I carabinieri del Ros hanno arrestato per associazione mafiosa – riporta l’agenzia Ansa – l'architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo dell'ospedale di Mazzara del Vallo, Cosimo Leone e per concorso esterno in associazione mafiosa Leonardo Gulotta.

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L’inchiesta

L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova.

Dalla cattura del boss, avvenuta il 16 gennaio del 2023, sono finite in manette 14 persone accusate di aver aiutato il capomafia ricercato. Quattro sono già state condannate.

Chi è Massimo Gentile

Il primo “insospettabile” arrestato è Massimo Gentile, l'architetto di 51 anni. Secondo quanto riporta l’Ansa, d al 2019 è dipendente del Comune di Limbiate (Monza e Brianza), dove si occupa dei procedimenti del servizio Lavori pubblici. Gli investigatori del Ros sono risaliti a Gentile, ritenuto un insospettabile, da un appunto su una macchina. Originario di Campobello di Mazara, il paese in cui Messina Denaro ha trascorso gli ultimi anni di latitanza, Gentile vive a Limbiate, in provincia di Monza, e ricopre un incarico amministrativo al Comune. L'indagato è parente di Salvatore Gentile, killer ergastolano, marito dell'amante storica di Messina Denaro Laura Bonafede. Secondo gli inquirenti, tra il 2007 e il 2017, l'architetto avrebbe ceduto più volte la sua identità al capomafia ricercato, consentendogli così di acquistare una Fiat 500 e una moto Bmw, di stipulare l'assicurazione sui due mezzi, di compiere operazioni bancarie, “insomma - scrivono i magistrati - di vivere e muoversi nel suo territorio come un cittadino qualunque e con un apparentemente regolare documento di riconoscimento”.

L'arresto di Massimo Messina Denaro e, a destra, Massimo Gentile (in una foto pubblicata del suo profilo Facebook)
L'arresto di Massimo Messina Denaro e, a destra, Massimo Gentile (in una foto pubblicata del suo profilo Facebook)

Chi è Cosimo Leone

Un altro insospettabile arrestato all'alba di oggi dai Carabinieri del Ros, nella rete di presunti fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro, è Cosimo Leone, tecnico radiologo, che avrebbe assicurato "al sodalizio mafioso le proprie competenze tecnico mediche, relazioni personali e possibilità di movimento all'interno di strutture sanitarie nella qualità di tecnico sanitario di radiologia medica presso l'ospedale di Mazara del Vallo dove tra l'altro Messina Denaro è stato ricoverato da latitante dopo l'insorgenza della malattia oncologica", dicono gli inquirenti.

A Cosimo Leone, cognato di Gentile, i pm contestano di aver garantito al boss latitante, a novembre del 2020, di fare in sicurezza una Tac al torace e all'addome, di avergli consegnato un cellulare riservato durante il ricovero all'ospedale di Mazara del Vallo, nei giorni in cui il capomafia venne operato di tumore al colon e di avergli fatto recapitare dopo le dimissioni il cd della tac da mostrare agli specialisti che lo avevano in cura. Leone sarebbe stato, dunque, per Messina Denaro "oltre che un indispensabile tramite con l'esterno durante l'intero periodo di degenza, anche un importantissimo punto di riferimento all'interno dell'ospedale”.

Chi è Salvatore Gulotta

Meno informazioni ci sono invece su Salvatore Gulotta, uno dei tre arrestati all'alba di oggi dai Carabinieri del Ros che indagano sulla rete di fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, avrebbe assicurato al boss mafioso "dal 2007 al 2017", "la disponibilità di una utenza telefonica necessaria per la gestione dei mezzi di trasporto in uso al latitante".

La vita “normale” di Matteo Messina Denaro

A novembre 2014 – secondo la ricostruzione dell’indagine fatta dall’Ansa –, quando era il latitante più ricercato del Paese, Matteo Messina Denaro andò personalmente prima da un concessionario auto di Palermo per acquistare una Fiat 500 e poi in banca a ritirare l'assegno da consegnare al rivenditore. Il boss usò una falsa carta di identità intestata all'architetto Massimo Gentile, oggi arrestato per associazione mafiosa, e indicò come numero telefonico di riferimento per eventuali comunicazioni quello di Leonardo Gulotta, finito in cella per concorso esterno in associazione mafiosa.

I fatti, che mostrano ancora una volta come il capomafia per anni abbia fatto una vita quasi normale, emergono dall'ultima indagine dei carabinieri del Ros coordinata dalla Dda di Palermo.

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Il pizzino di Margot

L'input all'inchiesta deriva da un appunto con scritto "10mila + 500 per Margot” trovato in casa del boss dopo la cattura. Margot era lo pseudonimo che Messina Denaro usava per indicare le sue auto nei pizzini o nei documenti. La caccia al veicolo ha portato i carabinieri a una concessionaria di Palermo dove è stata trovata la pratica dell'acquisto dell'autovettura con i documenti consegnati dall'acquirente, tra i quali la fotocopia della carta d'identità intestata a Gentile su cui era stata incollata la foto di Messina Denaro, prova che il boss era andato di persona ad acquistare la Fiat.

Il documento, che portava la firma dal padrino, conteneva alcuni dati corrispondenti a quelli di Gentile e altri falsi: come l'indirizzo di residenza indicato in “via Bono”, non corrispondente a quello reale dell'architetto, e la data di scadenza.

L’assegno in banca

Per l'acquisito il capomafia ha versato 1.000 euro in contanti e 9.000 attraverso un assegno circolare emesso dalla filiale di Palermo dell'Unicredit di Corso Calatafimi. Allo sportello, per ottenere l'assegno, ha esibito il falso documento, versato euro 9.000 cash e dichiarato che il denaro era frutto della propria attività di commerciante di vestiti. Come recapito telefonico per le comunicazioni ancora una volta il boss ha lasciato il cellulare di Gulotta "una persona fidatissima e perfettamente informata di ciò che stava accadendo, poiché altrimenti chiunque altro ignaro della compravendita avrebbe, al primo contatto telefonico, allarmato la concessionaria e probabilmente messo a serio rischio la identificazione del latitante”, scrivono i pm.

Le auto e le moto

L'auto, per tutto il periodo di utilizzo – tre anni – è stata assicurata a nome di Gentile e in almeno un anno le polizze, come hanno mostrato le comparazioni grafiche, hanno portato la firma di Messina Denaro.

Dalle indagini è emerso anche che nel 2007 l'architetto ha acquistato per conto del boss una moto Bmw che sarà poi lo stesso Gentile a portare alla demolizione in una officina a cui si fa riferimento in un pizzino nascosto in una sedia, trovato a casa della sorella di Messina Denaro, Rosalia, dopo l'arresto del padrino. Il veicolo, secondo i pm, usato dal padrino dal 2007 al 2015, è stato regolarmente revisionato e assicurato a nome di Gentile, che in una delle pratiche ha indicato come la falsa residenza di via Bono e dato come recapito sempre il numero di Gulotta. I bolli di moto e auto, infine, nel 2016 sono stati pagati l'uno a 40 secondi dall'altro in una tabaccheria di Campobello di Mazara dove, sette anni dopo, pochi giorni prima dell'arresto, il capomafia era andato a fare acquisti, come dimostra uno scontrino ritrovato dal Ros.