Ilaria Salis di nuovo in tribunale. Il giudice rivela il domicilio, l’avvocato: “È in pericolo, deve tornare in Italia”

L’attivista 39enne monzese è arrivata in taxi insieme ai genitori per assistere alla terza udienza, la prima senza catene o manette. L’aggredito non la riconosce

Ilaria Salis col padre Roberto in tribunale a Budapest

Ilaria Salis col padre Roberto in tribunale a Budapest

Budapest – Per la prima volta libera, senza catene. Ilaria Salis, la 39enne attivista italiana a processo a Budapest con l'accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra, è arrivata questa mattina in tribunale per la terza udienza del processo a suo carico. È arrivata in taxi assieme ai suoi genitori e – come detto – per la prima volta non verrà portata in aula in manette e con le catene alle caviglie.

Ilaria Salis in tribunale, per la prima volta senza catene
Ilaria Salis in tribunale, per la prima volta senza catene

“Grazie  a chi mi ha supportato”

Ilaria Salis in tribunale, per la prima volta senza catene
Ilaria Salis in tribunale, per la prima volta senza catene

Salis è entrata rapidamente tra giornalisti e il gruppo dei suoi amici, fra i quali anche Zerocalcare, che l'attendevano all'esterno del tribunale. “Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno supportato”, ha detto la 39enne prima dell'inizio dell’udienza. 

Il testimone 

Zoltan Toth, il primo testimone sentito come parte lesa nel processo a carico della 39enne, non ha riconosciuto Ilaria Salis tra i suoi aggressori. In un'altra aula collegata con voce camuffata, Toth ha spiegato che il 10 febbraio del 2023 all'uscita di un ufficio postale “sono stato aggredito da dietro da persone che avevano il volto coperto e quindi non sono in grado di riconoscerne nessuna. Non hanno detto niente e non so se fossero uomini o donne". "Prima di entrare nell'ufficio postale - ha detto - mi ha chiamato una donna con i capelli biondi che mi ha chiesto se partecipavo al giorno dell'Onore e ho detto di no. Sono entrato nell'ufficio postale e uscendo sono stato aggredito. Mi hanno colpito alla testa e sono caduto per terra cercando di proteggere la faccia. Non ho capito nulla, stavo male, ho cercato di sedermi e mi hanno spruzzato spray in faccia". Toth ha spiegato di far parte di un'associazione “che protegge i valori ungheresi” e che "probabilmente sono stato aggredito per il mio abbigliamento". "Soffro ancora per l'aggressione, ancora adesso sono psicologicamente provato per quanto successo", ha concluso chiedendo un risarcimento di 10 milioni di fiorini ungheresi.

Il giudice rivela il domicilio, l’ira del padre

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Nel corso dell’udienza il giudice Josef Szos ha rivelato l'indirizzo dove Ilaria Salis sta scontando da ieri i domiciliari. Immediata la protesta del padre Roberto Salis che si è girato verso l'ambasciatore italiano Manuel Jacoangeli dicendogli che “bisogna fare qualcosa”. "L'indirizzo non dovrebbe essere rivelato, anzi protetto e non va inserito nel verbale', ha detto l'avvocato della difesa Gyorgy Magyar.

"Sono successe molte cose e tutte molto gravi - ha aggiunto Roberto Salis - e ci sono state delle violazioni gravissime con il giudice che rappresentava l'accusa e la cosa più grave è che con una modalità davvero incredibile è stato bellamente diffuso il suo domicilio di residenza dove rischia lei ma anche altri cittadini italiani'. Su quanto successo Roberto Salis ha spiegato che Avs presenterà un'interrogazione parlamentare. E ancora, è intervenuto anche Eugenio Losco, uno dei legali italiani di Ilaria Salis: “Mi dicono che sui social gira già l'indirizzo di Ilaria, è una gravissima violazione della privacy alla quale ora bisogna porre rimedio. È la soluzione è liberarla".

La prossima udienza

Nel corso dell’udienza anche le altre due teste non sono state in grado di riconoscere nessuno dei partecipanti all'aggressione avvenuta il 10 febbraio del 2023. Il processo è stato aggiornato al 6 settembre.

L’ambasciatore

L'ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli
L'ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli

La concessione dei domiciliari per Ilaria Salis è "un bel risultato per il quale abbiamo sempre lavorato, rasserena tutta la situazione e le consente di affrontare meglio il processo", ha commentato l'ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli prima dell'inizio della terza udienza del processo. "Abbiamo suggerito ripetutamente alla famiglia di intraprendere questa strada e l'ambasciata appoggerà sicuramente una richiesta di domiciliari in Italia", ha aggiunto.

I domiciliari

Salis ha lasciato ieri, dopo oltre 15 mesi di carcerazione, la prigione di massima sicurezza di Gyorskocs Utca di Budapest. La donna è stata trasferita al domicilio, protetto, dove sconterà la misura cautelare degli arresti domiciliari, col braccialetto elettronico, in attesa della fine del suo processo. Roberto Salis parlando della figlia ha detto: “Ilaria è molto provata, molto pallida, è stata fuori dalla civiltà per 16 mesi. È molto felice di stare con suo padre e sua madre” ma “la sua situazione è ancora molto difficile visto che rischia 24 anni di carcere”. Sempre ieri l’avvocato Mauro Straini, uno dei legali della 39enne brianzola, ha avuto modo di incontrarla dopo la scarcerazione nella casa dove sta trascorrendo i domiciliari. Il legale ha detto di averla trovata “provata ma determinata e combattiva".

La candidatura alle Europee

Ilaria Salis sarà capolista di Avs nel Nord Ovest per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Dalla sua cella in Ungheria l’attivista monzese aveva ringraziato con una lettera "le persone che in Italia mi hanno supportato in questi lunghi mesi senza rimanere indifferenti di fronte alla sconvolgente storia di cui sono, mio malgrado, protagonista da più di un anno". "I sorrisi che ho trovato ad accogliermi alle udienze mi hanno scaldato il cuore, mi hanno dato grande forza e soprattutto la consapevolezza di non essere sola – scrive Ilaria Salis –. Sono immensamente grata per tutto quello che si sta facendo per me e soprattutto sono fiera del fatto che un Paese come l’Italia si sia mobilitato per ciò che mi sta accadendo". "Mi avete dato grande forza – prosegue – e soprattutto la consapevolezza di non essere sola in questa storia che purtroppo è ancora ben lontana da un epilogo. Davanti a me mesi, forse anni, ancora in questo buco nero in attesa della conclusione del processo. L’unica certezza, in questo momento, è la richiesta della procura: 11 anni di carcere duro".