
Lavoravano la sostanza stupefacente e la vendevano in diverse piazze della provincia. Sequestrati sei chili di cocaina, decisive le telecamere di quartiere che hanno ripreso gli scambi.
Aveva trasformato la sua abitazione in un laboratorio clandestino per il confezionamento di grossi carichi di cocaina, con la complicità di alcuni albanesi, che poi si occupavano anche di trasferire parte dello stupefacente in altre località della provincia. Ma a tradirli sono state le videocamere di sorveglianza posizionate per garantire la sicurezza del quartiere.
Lo scorso settembre i poliziotti della Squadra mobile di Como avevano arrestato un italiano, Michele V., muggiorese di 58 anni e anche tre albanesi e avevano sequestro sei chili di cocaina. Ora per il quartetto, che nel frattempo è uscito dal carcere ottenendo gli arresti domiciliari, è arrivato il conto da saldare con la giustizia. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Marco Formentin ha condannato a 5 anni di reclusione col rito abbreviato l’italiano e due dei tre albanesi che lo aiutavano a gestire il laboratorio clandestino, difesi dall’avvocato Amedeo Rizza, mentre l’altro albanese sorpreso nella cessione della droga ha patteggiato 4 anni. Il passaggio di un chilo di cocaina da Michele V. a un albanese, avvenuto il 17 settembre 2024, era stato immortalato da un occhio elettronico della videosorveglianza posizionata nella strada della base logistica, in via D’Annunzio a Muggiò, a due passi dallo svincolo della Statale 36. Le telecamere avevano ripreso il momento preciso in cui spacciatore e acquirente si accordavano per lo scambio. Alla fine, però, erano diventati complessivamente sei i chili di cocaina sequestrati, di cui cinque proprio nel laboratorio clandestino, dove nei locali erano stati trovati macchinari e materiali per il confezionamento della droga. Decisive proprio le telecamere che si trovavano già installate lungo la strada. Attraverso un’analisi accurata dei filmati gli uomini della Squadra mobile di Como sono riusciti a tracciare i collegamenti tra i diversi soggetti coinvolti, identificando i loro spostamenti e ricostruendo la rete logistica utilizzata per lo spaccio.
L’appartamento di via D’Annunzio, considerato uno dei punti di stoccaggio principali, nascondeva parte del carico, mentre il resto della cocaina era in procinto di essere distribuito a diverse piazze di spaccio locali.