
La lavatrice pubblicizzata negli spot in bianco e nero Allora gli elettrodomestici non montavano schede elettroniche usa e getta
Tanti ricordi affiorano alla mente di chi nei decenni scorsi è stato dipendente alla Candy, magari lavorando di giorno e studiando alla sera. È il caso di Alfonso Mariani che è stato in azienda dal 1965 al 1983, per i primi due anni alla catena di montaggio, mentre studiava elettrotecnica al corso serale dell’istituto Hensemberger di Monza, ritagliandosi momenti di studio anche nelle pause del lavoro, in vista del diploma di informatica.
A scuola alla sera e in fabbrica al mattino, per imparare il lavoro da Niso Fumagalli, un vero genio della meccanica (che gli valse la laurea in ingegneria honoris causa), soprattutto qualche anno dopo, nel laboratorio prototipi che collaborava con l’ufficio dei disegnatori, all’epoca in cui non c’erano i computer graphics e i pezzi venivan disegnati a mano sul tecnigrafo e poi realizzati e testati in officina, cercando sempre il giusto equilibrio tra qualità e prezzo.
Il mantra del signor Niso, come ricorda Mariani era: "Mi raccomando ragazzi, oggi una lira in meno di ieri e domani una lira in meno di oggi". Un’esortazione, rigorosamente in dialetto brianzolo, per ottimizzare i costi di produzione di lavatrici e lavastoviglie.
Molle portanti, supporti frenanti, guscio e vasca venivano studiati nel dettaglio per soluzioni sempre più innovative. Regolazione del detersivo, prelavaggio, lavaggio additivi, Niso Fumagalli studiava ogni dettaglio valvola per valvola, tanto che le sue idee non solo incontravano il mercato, ma venivano riprese da altre aziende competitors. "Oggi gli elettrodomestici montano schede elettroniche usa e getta – racconta Mariani –. Un tempo c’era il timer elettromeccanico che poteva essere modificato e riparato. Un altro mondo, un altro modo di fare impresa". Mariani ricorda il passare dei decenni, il periodo delle contestazioni di piazza del 1968. Il vento del dissenso si faceva sentire anche in Candy, con contestazioni e picchetti dentro e fuori dall’azienda nel periodo di automazione di alcuni processi produttivi. "Quegli anni diedero parecchio filo da torcere all’ingegner Fumagalli", ricorda Mariani. I reparti disegnatori e il laboratorio si trovavano a Monza in via Missori, fuori dall’area di produzione di Brugherio.
Era l’epoca in cui in molti cominciavano a lavorare come ragazzi di bottega, conferma anche Andrea Pigaiani, entrato nel 1972 (fino al 1983), a 16 anni, studente dell’Hensemberger al serale. Ha seguito prima il corso per disegnatore meccanico e poi ha virato verso informatica che allora era agli albori e prometteva grandi sbocchi futuri. In Candy ha imparato prima nelle mansioni base e poi nel laboratorio prototipi. Anche il padre Giuseppe, un decennio prima aveva lavorato alla Candy nel reparto lamiere.
"Per me l’azienda è stata una scuola di vita professionale – ricorda Pigaiani – Fumagalli, severo e competente mi ha insegnato a tradurre in pratica quello che studiavo a scuola: circuiti elettrici, principi di chimica applicata, studi, sperimentazioni e modifiche per rendere il prodotto sempre più performante. Per esempio sporcavamo i prodotti di nero, per verificare con apposito tester la capacità pulente". E così, nel cambiare lavoro per una ditta di detersivi per lavaggio industriale di stoviglie Pigaiani conosceva già gli aspetti tecnici lato macchina ed è entrato con le competenze propedeutiche per affrontare l’aspetto dei detersivi. Ma gli amici incontrati alla Candy sono rimasti nel tempo e spesso si organizzano rimpatriate amarcord.
"Tempo fa – racconta Pigiani – ho reincontrato per caso il direttore tecnico dopo tanti anni. È stata davvero un’emozione che mi ha riportato indietro di decenni".
C.B.