DARIO CRIPPA
Cronaca

L’Idronaut di Brugherio nella lista nera di Trump: 9 milioni di euro congelati e l’azienda in crisi: “Le nostre sonde non sono una minaccia”

La società realizza sonde oceanografiche vendute anche in Russia. Poi la black list e l’embargo di Washington hanno fatto precipitare la crisi, nonostante i ricorsi in tribunale del patron Flavio Graziottin: "Sono uno scienziato, non un oligarca"

Le sonde realizzate dalla Idronaut di Brugherio sono state utilizzate anche dal Vaticano

Le sonde realizzate dalla Idronaut di Brugherio sono state utilizzate anche dal Vaticano

Monza, 11 settembre 2025 – "Caro Presidente Trump... anche se siamo un’azienda ad alta tecnologia, conosciuta in tutto il mondo, siamo composti da sole sette persone e non abbiamo la forza di combattere questa battaglia da soli. Siamo stati condannati senza processo. Sono uno scienziato, non un oligarca. Dato che dovete salvare presto il mondo dalla guerra, spero che possiate salvare anche noi! Con i miei migliori saluti. Flavio Graziottin". 

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La disperazione 

C’è un uomo di 82 anni disperato in Brianza. È il fondatore e titolare della Idronaut di Brugherio, azienda specializzata nella produzione di sonde oceanografiche e strumentazione per il monitoraggio ambientale delle acque finita nella “black list“, la lista nera, del Governo Usa dal 23 agosto del 2024. Dopo l’invasione dell’Ucraina, e l’embargo verso la Russia. "Vendevamo da 35 anni alla Russia le nostre sonde. Abbiamo smesso subito ma sembra non essere bastato". 

Le sonde realizzate dalla Idronaut possono scandagliare i fondali di mari e oceani fino a 10mila metri di profondità
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Una piccola sonda da 5mila euro è stata acquistata dalla Cina. E qualcuno ha soffiato nell’orecchio dell’Ofac (Office of Foreign Assets Control) del Dipartimento del Tesoro statunitense, il sospetto che questa sonda fosse stata rivenduta ai russi. Una triangolazione proibita, insomma. Prove? Nessuna, "o almeno non ce le hanno mostrate nonostante le nostre richieste". 

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I conti bancari bloccati 

Intanto la Idronaut e Graziottin si sono ritrovati tutti i conti bancari, congelati. "Impossibilitati anche a comprare un rotolo di carta igienica o un caffè". E pure bloccato l’uso di Internet, Microsoft, Google, Amazon. "Ci restano i segnali di fumo: per timore non rispondo più alle mail dagli Stati Uniti" spiega Graziottin. "Eppure le nostre sonde sono sempre state solo per la pace". Chi è Flavio Graziottin? "Un elettrochimico. Autodidatta. Che si è sempre interessato di archeologia subacquea e libri antichi. E da oltre 40 anni ho messo in piedi questa società, con un team di scienziati". I principali prodotti dell’Idronaut sono le sonde “Ocean Seven”, capaci di scendere a 10mila metri di profondità per misurare i parametri chimico-fisici delle acque come temperatura, profondità, salinità, pH. Attualmente 5mila sonde di Brugherio lavorano in tutto il mondo, alcune anche per conto della Marina italiana. 

Flavio Graziottin è disperato: "Sto vivendo un incubo"
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Sull’orlo del fallimento 

"Nulla con uso militare, e neppure ’dual use’, vale a dire che potrebbe essere impiegato per scopi diversi da quelli civili" fa sapere l’avvocato Carmine Paul Alexander Tedesco. Le banche hanno congelato qualcosa come 9 milioni di euro. "L’azienda rischia di fallire". L’Idronaut, nonostante le sue modeste dimensioni, grazie alla sua avanzata tecnologia e alle specifiche competenze tecniche, "è stata in grado di distinguersi in tutto il mondo in numerosi settori di ricerca". "Abbiamo anche lavorato col Vaticano per studiare gli effetti delle visite nelle catacombe" dice Graziottin. E poi Università, centri di ricerca come il Cnr o Arpa. Diverse agenzie ambientali utilizzano le sonde Idronaut per monitorare le sostanze inquinanti. A partire dal 2022, però, a seguito degli eventi in Ucraina, "uno Tsunami si è abbattuto su Idronaut". Graziottin è stato costretto ad adire le vie legali per ottenere lo sblocco dei conti in Italia, che fortunatamente ha ottenuto (dopo due ricorsi ma solo con alcune banche per ora) lunedì scorso dal Tribunale di Monza.  

Una linea di produzione della Idronaut. Se la situazione non si sblocca, il rischio che tutto precipiti è dietro l'angolo
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"Come una condanna a morte” 

"Abbiamo presentato anche una richiesta di cancellazione dalla lista Ofac: per potersi difendere efficacemente, ha ovviamente chiesto all’Uama (l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, che dipende dalla Farnesina, ndr) di accedere ai documenti che hanno generato i “sospetti”. Ciò che è inquietante è il fatto che questo gli è stato negato" dice il suo legale. A sorridere per ora sono solo le due aziende concorrenti della Idronaut, una statunitense e una canadese. "E io mi sono ritrovato in uno strano incubo: che invece di presentarsi di notte e svanire all’alba, si palesa di mattina e non se ne va più: una condanna fino alla morte, mia e dell’azienda".