STEFANIA TOTARO
Cronaca

Concessionario delle truffe. Il business delle auto di lusso. Sequestrati altri otto bolidi

Le vetture comprate con finanziamenti mai pagati venivano poi rivendute a ignari clienti. Padre e figlio arrestati a gennaio, 14 gli indagati per associazione a delinquere e autoriciclaggio.

La Guardia di Finanza ha ricostruito l’attività illecita del concessionario

La Guardia di Finanza ha ricostruito l’attività illecita del concessionario

Era stato arrestato a gennaio insieme al padre per il business illecito delle vetture di lusso comprate con finanziamenti o contratti di leasing di cui poi non venivano pagate le rate e rivendute a ignari clienti. Ora a Yuri Mottadelli, 32 anni, titolare di una concessionaria di auto a Bellusco, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Monza e Brianza hanno sottoposto a sequestro altri otto bolidi del valore complessivo di oltre 1,5 milioni di euro. Due Lamborghini Urus, una Mercedes G63AMG, un Land Rover Range Sport, un Land Rover Defender e tre Audi (modelli RSQ5, RSQ3 e RS3), rintracciate a Monza, Cinisello Balsamo, Roma, Genova, Anzio e Ariano Irpino. Il provvedimento, disposto dal Tribunale di Monza per appropriazione indebita, fa seguito all’indagine delle Fiamme gialle brianzole, coordinate dalla Procura monzese, che aveva già portato a un’ordinanza di applicazione della custodia cautelare nei confronti di 14 indagati per associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa e autoriciclaggio. Tra quelli che erano finiti in manette in Brianza Yuri Mottadelli e il padre Pietro, 54 anni, con vecchi precedenti penali in materia di veicoli e altri commercianti del settore del Vimercatese, Bartolomeo Arena, Raffaele Iantonio e Luigi Magno, nonché il 34enne Antony Simon Uier di Capriate San Gervasio in provincia di Bergamo. Sono ritenuti dagli inquirenti gli ideatori della mega truffa alle finanziarie per un importo che supera gli 8 milioni di euro, che i finanzieri, con l’ausilio di unità cinofile “cash dog“, hanno già provveduto a sottoporre a sequestro preventivo. Le indagini hanno consentito di capire che la banda si avvaleva di soggetti di etnia sinti reclutati come prestanome a cui intestare un contratto di finanziamento dopo avergli fatto ottenere una falsa documentazione sui redditi e aprire un regolare conto corrente su cui fare addebitare le rate poi non pagate. In realtà si trattava di nullatenenti che poi non pagavano i debiti contratti con le finanziarie. Ma le auto venivano però nel frattempo ritirate e rimesse sul mercato. All’interrogatorio di garanzia gli arrestati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande della giudice delle indagini preliminari monzese Angela Colella. Poi la Procura di Monza ha presentato la richiesta di giudizio immediato per mandare tutti subito a processo e gli imputati hanno deciso di chiarire la loro posizione ottenendo la scarcerazione. Si ritroveranno in Tribunale a novembre, quando molti di loro chiederanno di patteggiare la pena o di venire giudicati col rito abbreviato.