
Gioacchino Quadrio ha un patrimonio di oltre 300 radio. I modelli più antichi sono del 1934
Cogliate (Monza e Brianza) – Un secolo di storia raccontato attraverso gli oggetti della quotidianità, a cominciare da quella che è stata per molti anni la “regina della casa”, prima dell’avvento della televisione, ovvero la radio. Gioacchino Quadrio ha allestito nel suo magazzino un museo, catalogando oltre 300 esemplari di radio, ma anche mangiadischi, grammofoni, telefoni, autoradio estraibili, e ancora le primissime macchine da scrivere, i vecchi arnesi da lavoro e persino i 45 giri introvabili, come quelli di inizio carriera di un gruppo di “emergenti” che si chiamava Pooh o addirittura quello con incisa “La voce del Papa buono”.
È un formidabile percorso all’indietro nel tempo quello che si può fare entrando nel magazzino di Gioacchino. Un patrimonio che lui vorrebbe mettere a disposizione di tutti, in uno spazio pubblico adeguato, per raccontare un pezzo di storia dell’ultimo secolo. La sua passione più grande è quella per le radio: ne ha collezionate più di 300, con modelli venduti in Italia a partire dal 1934. “La radio - spiega Gioacchino Quadrio - mi ha affascinato fin da bambino, perché ho il ricordo di mio padre che da Vervio Valtellina, dove sono nato, scese a Saronno, nella sede della Phonola, per acquistarne una. Quando la portò in casa rimasi rapito”.
Per trovare i modelli più particolari, Quadrio ha girato per mercatini ma ha soprattutto incontrato persone. “Ogni pezzo ha la sua storia, poi ci sono la mia passione e la mia pazienza nel ripulire e aggiustare….” Quasi tutti gli apparecchi sono ancora funzionanti. Nella collezione ci sono anche vecchi giocattoli, telefoni militari, lampade. “Vorrei mettere a disposizione questi oggetti per raccontare un po’ di storia, pensando ai ragazzi di oggi che non hanno idea di come si viveva una volta”. Il sogno? “Un locale pubblico dove allestire una mostra permanente”, dice Gioacchino che trascorre le serate catalogando i suoi gioielli, accompagnato dalla voce di Beniamino Gigli dal grammofono o di Orietta Berti che canta “Fin che la barca va” dal mangiadischi rosso.