Paolo Verri
Cronaca

Springsteen a Monza fra code, token, schermi: i flop di un concerto leggendario

Fan furiosi con l’organizzazione per le file chilometriche, i disservizi e le immagini fuori sincrono

Bruce Springsteen, 73 anni, ha conquistato anche Monza. Ma critiche all'organizzazione

Bruce Springsteen, 73 anni, ha conquistato anche Monza. Ma critiche all'organizzazione

MILANO, 26 luglio 2023 – Parco di Monza, ieri sera, mancano pochi minuti all’inizio del concerto di Bruce Springsteen e della E Street Band. Claudio Trotta, il fondatore della Barley Arts, la società che organizza l’evento, posta sul suo profilo Facebook una bella foto che mostra la folla accorsa per il Boss immortalata dal maxi-parco immerso nell’area verde. È la scintilla che dà il via alla tempesta, per fortuna solo metaforica e costituita da commenti di fan del rocker americano e seguaci di Trotta sui social, quindi non preventivamente antipatizzanti dello storico promoter milanese, anzi, tutto il contrario.

Eppure i commenti sono quasi tutti negativi. Non tanto per la performance del Boss e della sua band, molto apprezzata pur tra qualche distinguo dei culturi della prima ora del verbo springsteeniano, ma per l’organizzazione del concerto.

Dall’arrivo al deflusso, ecco la lista nera  L’elenco delle pecche rinfacciate al “deus ex machina’’ della Barley Arts è lunghissimo. Le riportiamo, qui, in sintesi, citando anche qualche commento testuale scritto da spettatori nella pagina Facebook di Trotta.

Andiamo per ordine, partiamo dal pre-concerto. La prima critica merita una spiegazione lunga. Eccola. L’arrivo agli ingressi del parco è una maratona, ci vogliono chilometri – 12 chilometri, tra andata e ritorno, si legge nel nostro conta passi digitale a fine serata – per raggiungere i varchi di accesso, anche se una persona ha prenotato un parcheggio non troppo distante (parliamo comunque di almeno un paio di chilometri di distanza).

Ma c’è di peggio. Una volta raggiunto l’ingresso più vicino al proprio parcheggio, capita anche di essere indirizzati a un ingresso ancor più lontano (nel caso della testimonianza di cui parliamo verso il Pit A a Biassono) per poi scoprire che anche dall’ingresso prima citato, quello della Montagnetta, c’erano le file per l’ingresso nel Pit A. Perché queste indicazioni, allora? Si voleva far camminare inutilmente i fan? Si è provato a ripartire gli ingressi penalizzando qualcuno e favorendo altri? Chissà.

La rabbia (ignorata) contro i token La seconda critica, ormai un ritornello senza fine a tanti concerti rock estivi, riguarda i token, la finta moneta inventata da alcuni promoter per far acquistare acqua, bibite, birra e panini ai fan. Ma è possibile che in un’era digitale si debba essere costretti ad acquistare dei pezzettini di plastica (sì, plastica, alla faccia della difesa dell’ambiente) e fare due file invece che una per comprare una semplice bottiglietta d’acqua o una birra o un hamburger?

È possibile, purtroppo, e la conclusione è sempre la stessa: i fan odiano i token ma i promoter fanno finta di niente.

Non è finita. Gli irriducibili che hanno conquistato la transenna davanti al palco poco dopo l’ora di pranzo raccontano di un trattamento non proprio di riguardo. Ecco lo sfogo di una fan del Boss: "Abbiamo passato la prima ora e mezza senza nemmeno un venditore di bibite e, quando è arrivato, ovviamente chiedeva cash. E io ho ancora sette token inutili in mano perché all’uscita del concerto – per lo meno nel giro dell’oca che ho fatto anch’io per uscire –, gli unici banchetti di cibo non avevo nemmeno una bottiglia d’acqua!”.

Le immagini fuori sincrono

Non è finita. Come raccontato da molti spettatori anche alla fine del primo concerto estivo di Springsteen a Ferrara dello scorso 18 maggio, infatti, gli spettatori delle ultime file dello show monzese hanno visto un concerto “falsato’’, nel senso che l’audio e le immagini del maxischermo non erano in sincrono, creando un effetto straniante e non consentendo di seguire lo show come Dio comanda.

Tra  code chilometriche e attese infinite   E arriviamo alle critiche del post-concerto. La principale – e la più grave in senso assoluto – è la lunga e pericolosa coda creatasi per uscire dal Parco di Monza: migliaia di persone ferme per diversi minuti, senza che la fila scorresse, al buio per quasi tutto il percorso nell’area verde e senza vedere addetti alla sicurezza a cui chiedere informazioni o aiuti. La frase più ascoltata? “Se qualcuno si sente male ora, come si fa a soccorrerlo?”.

Un fan, alla fine della maratona dell’uscita, ha scritto un messaggio a un amico sulla chat WhatsApp che abbiamo visto con i nostri occhi: “Il deflusso è una cosa da criminali”. Una critica che, con termini più gentili o ancor più rudi, è stata ripetuta molte volte nei commenti al post sopracitato di Trotta.

La strada sbagliata della navetta

L’ultima nota serve per finire con una risata: alcuni fan hanno raccontato che l’autista della navetta che avrebbe dovuto riportarli alla stazione di Monza per tornare a Milano ha sbagliato strada e sono stati i passeggeri a mettere il navigatore e a fargli imboccare la strada giusta. Finale tragicomico. Sipario.

Il ritorno, stavolta a San Siro 

All’anno prossimo con il Boss, ma stavolta a San Siro. Si aspetta l’annuncio ufficiale. Le date probabili: 1 e 3 luglio 2024. Monza, per allora, sarà solo un ricordo di grande musica e pessima organizzazione.