STEFANIA TOTARO
Cronaca

Banda di 9 persone ruba oltre 100 auto in Brianza per rivendere i pezzi, ma la riforma Cartabia li “salva” quasi tutti

La recente riforma della giustizia ha reso necessaria la querela dei derubati. Intanto, viene assolta dal Tribunale di Monza la titolare di una società di ricambi di Ornago, accusata del commercio illecito anche online

La banda "cannibalizzava" le auto

La banda "cannibalizzava" le auto

Desio (Monza Brianza) – Rubavano le auto, quasi un centinaio i colpi commessi, per poi portarle in capannoni isolati a Bovisio Masciago, Seveso, Paderno Dugnano e “cannibalizzarle” per rivendere i pezzi di ricambio, anche online. Ma i risultati delle indagini dei carabinieri della Compagnia di Desio, che nel febbraio 2022 avevano hanno smantellato la presunta rete criminale, sono stati in gran parte vanificati al processo dalla riforma Cartabia che ora per i reati minori impone la querela delle parti offese. Della banda, composta da tre soggetti con a capo un 67enne, che si sarebbero occupati di rubare le auto, da un secondo gruppo addetto allo smontaggio e da un 54enne che avrebbe commissionato i colpi, soltanto un paio hanno patteggiato la pena intorno ai 4 anni.

Gli altri hanno scelto il rito abbreviato e in appello la riforma Cartabia ha fortemente ridotto o addirittura annullato le condanne per i furti perchè i proprietari di vetture derubati non avevano presentato la denuncia, prima della riforma giudiziaria non essenziale. Al dibattimento al Tribunale di Monza restava solo una donna, Luisa Vecchione, compagna di uno degli imputati, accusata in quanto titolare della “Lbj srl” di Ornago di pezzi di ricambio venduti anche online. La pubblica accusa aveva chiesto 2 anni e mezzo di reclusione per lei e 1 anno di attività interdetta per la società ma per le imputate, difese dagli avvocati Luca e Cristina Ricci, è arrivata l'assoluzione.

L'inchiesta durata un anno dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Monza, aveva portato a 9 misure di custodia cautelare per rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata ai furti di auto e al riciclaggio dei pezzi 'cannibalizzati'. Erano stati sequestrati anche tre capannoni industriali riconducibili all’associazione dove all’interno sono stati ritrovati migliaia di pezzi di auto, destinati al commercio illecito.

Secondo l'accusa, per rubare le vetture il gruppo avrebbe utilizzato anche un disturbatore di frequenza simile a quelli in uso ai corpi militari per annientare l’antifurto satellitare. A fare partire le indagini l'arresto di uno dei membri della banda fermato mentre era alla guida di un'auto appena rubata. Attraverso i tabulati telefonici del cellulare in suo possesso e i filmati delle telecamere gli investigatori avevano scoperto i complici.