STEFANIA TOTARO
Cronaca

Auto rubate e subito cannibalizzate: il “metodo Marrone” funzionava così

A processo l’autodemolitore, già condannato come affiliato della ’ndrangheta, al centro di un traffico di vetture fatte sparire e smontate per rivendere i pezzi di ricambio all’estero

di Stefania Totaro

Auto rubate e poi ‘taroccate’ e rivendute in Italia o all’estero, oppure ‘cannibalizzate’ per il traffico dei pezzi di ricambio. O ancora fatte ‘sparire’ con l’accordo dei proprietari per simularne il furto e incassare l’indennizzo dell’assicurazione.

Ieri è entrato nel vivo al Tribunale di Monza il processo per un presunto traffico di vetture che è già costato la condanna a 7 anni di reclusione col rito abbreviato a Ignazio Marrone, titolare di un’autodemolizioni di Desio già condannato perché ritenuto affiliato al Locale di ‘ndrangheta di Desio, per cui avrebbe recuperato ‘crediti’ e finanziato le famiglie dei boss finiti in carcere per l’inchiesta ‘Infinito’. Una quarantina inizialmente le persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere, furto, riciclaggio, falso, simulazione di reato e truffa nelle indagini coordinate dal pm della Procura di Monza Michele Trianni. Nel processo abbreviato che si è già tenuto sono scattate le prime condanne, mentre i proprietari di auto ‘furbetti’, accusati di avere raggirato le società di assicurazioni, tra cui insospettabili imprenditori, impiegati e casalinghe incensurati, hanno chiesto la messa in prova per estinguere il reato di simulazione di reato e hanno anche già risarcito l’indennizzo indebitamente percepito perché la loro vettura non era stata rubata, come invece denunciato, ma era entrata nel ‘sistema’ di riciclaggio che sarebbe stato ideato da Marrone nella sede dell’autodemolizioni e in altri locali messi a disposizione dai coimputati. Ieri in aula uno degli inquirenti che ha testimoniato ha parlato di un vero e proprio “metodo Marrone”. "Ignazio Marrone aveva un listino prezzi per le auto rubate e per i pezzi di ricambio e, solo per il furto della vettura desiderata, chiedeva il pagamento di 600 euro - ha spiegato - Aveva anche importanti canali commerciali illeciti con l’estero e riusciva a guadagnare 5-6mila euro al giorno dal traffico di auto". L’efficacia del ‘metodo Marrone’ stava "nella celerità dei tempi con cui venivano svolti gli interventi sulle vetture rubate. In una riunione del 21 dicembre 2013 con i suoi collaboratori Marrone si raccomanda con loro dell’importanza di agire in sinergia: mentre uno smonta l’auto, l’altro deve subito sistemare i pezzi nel magazzino, uno lontano dall’altro per evitare che si risalga alla loro provenienza illecita in eventuali controlli". Per eludere le indagini l’autodemolitore "utilizzava un linguaggio criptato nelle telefonate e nel capannone aveva installato un impianto di videosorveglianza con un allarme anti intrusione e continui controlli da parte di vigilanti all’esterno del magazzino in occasione delle visite, che avvenivano anche da parte di persone di una certa caratura criminale in quanto Marrone era un sodale della ‘ndrangheta a Desio".