
La Procura aveva chiesto 6 anni di condanna ma per il tribunale il fatto non sussiste: la bimba non era in grado di testimoniare
Accusato di avere sottoposto ad abusi sessuali la nipotina dai 7 ai 10 anni. Lo zio, un brianzolo 60enne per cui la Procura di Monza aveva chiesto la condanna a 6 anni di reclusione nel processo con il rito abbreviato, è stato invece assolto "perché il fatto non sussiste" dal Tribunale di Monza.
Accolta la tesi del difensore dell’imputato, l’avvocato Marco Salerno, sulla violazione della Carta di Noto, un documento che raccoglie le linee guida per l’esame psicologico del minore nato dalla collaborazione interdisciplinare di addetti ai lavori dopo un convegno sugli abusi sessuali ai minori che si è svolto a Noto nel 1996 e poi aggiornato nel 2002. Questo vademecum raccomanda in caso di vittime sotto i 12 anni una consulenza tecnica sulla capacità a testimoniare della presunta piccola vittima, che invece è mancata nel caso concreto. "Non vi è evidenza della capacità a testimoniare della minore – si legge nelle motivazioni della sentenza – indagine che, come prescritto dalla Carta di Noto, sarebbe dovuta avvenire all’epoca dei fatti, apparendo oggi del tutto superflua e inutile atteso il tempo trascorso e le plurime deposizioni della minore".
Nel 2020 quando la bambina frequentava la quinta elementare era scoppiata a piangere e aveva raccontato alla maestra i presunti abusi sessuali incolpando lo zio e la mamma aveva fatto partire la denuncia. La Procura aveva poi interrogato la piccola in incidente probatorio, ma senza seguire le prassi dell’esame psicologico sulla minore in presenza di eventuali contraddizioni con altri indizi a favore dell’indagato.
Come quello che, in uno degli episodi riferiti dalla bambina mentre era in auto con lo zio, in realtà a bordo c’era anche il cognato e stavano accompagnando il fratello della bimba a giocare a calcio. Dalle indagini difensive è poi anche emerso che la bambina era seguita per crisi di ansia, mal di testa e svenimenti iniziati dopo una vacanza all’estero. "Questo caso mi ha ricordato quello successo negli anni ’90 nella Bassa Modenese dove i bambini raccontarono abusi elaborando falsi ricordi", commenta l’avvocato Salerno.