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Politica

Sanità, guerra nel centrodestra. Fontana al Tar contro il Governo: “Liberi di contestare un errore”

E il ministro Schillaci bacchetta le Regioni sulle liste d’attesa e sulla riforma dei medici di base. Replica del governatore: “Stiamo migliorando”. Majorino: “Lombardia modello al contrario”

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, 72 anni

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, 72 anni

Milano, 28 marzo 2025 – “Questa è la differenza che evidenzia la libertà del centrodestra. Contrariamente alla sinistra, sempre inginocchiata di fronte a quello che stabiliscono i partiti, noi abbiamo anche la possibilità di essere autonomi nel momento in cui si ritiene che un provvedimento erroneamente approvato incida sui diritti sanciti dalla legge a favore dei nostri cittadini”. Così Attilio Fontana, presidente leghista della Regione Lombardia, spiega la decisione di presentare ricorso contro il governo per contestare la retroattività del decreto sul payback farmaceutico, una retroattività che, detta in soldoni, costringerebbe la Lombardia a rinunciare 130,7 milioni di euro e ad incassarne solo 146,7 rispetto alla somma fin qui preventivata. Parole, quelle del governatore lombardo, riferite ad un fatto a tutti evidente: la Regione porta in tribunale un esecutivo amico, essendo il centrodestra al governo sia della Lombaria sia del Paese.

Non è finita, però. Sempre ieri e sempre a proposito di sanità, è stato scontro a distanza tra il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e le Regioni – di ogni colore politico – su due temi cruciali: liste d’attesa e riforma dei medici di base. Schillaci ha infatti inviato al presidente della Conferenza delle Regioni, il leghista Massimiliano Fedriga, una lettera con la quale chiede di “accelerare” sullo smaltimento delle liste dell’attesa perché “non è più sostenibile che in alcune Regioni le liste siano ancora immotivamente e illegalmente chiuse, costringendo i cittadini a rivolgersi ai media per vedere garantito un proprio diritto costituzionale”. “I recenti dati emersi dalle ispezioni condotte dai Nas tra ottobre e dicembre 2024 – ha proseguito il ministro – rivelano una situazione che non possiamo più tollerare: il 27% delle strutture sanitarie ispezionate presenta ancora irregolarità gravi. Persistono agende chiuse arbitrariamente, liste d’attesa gonfiate, sistemi di prenotazione frammentati e pratiche opache che ostacolano l’accesso alle cure”.

Poi la riforma dei medici di base. “Leggo che ci sarebbe disagio da parte delle Regioni su una presunta inerzia da parte del Governo sulla riforma dei medici di famiglia. Un disagio che trovo francamente singolare – rileva il ministro –. Ricordo che al termine del vertice a Palazzo Chigi, le Regioni si sono riservate di avviare un confronto tecnico in sede di Conferenza per poi presentare un documento al Governo. Lo stiamo ancora aspettando”. Da qui Fontana: “La situazione relativa alle liste di attesa sta gradualmente migliorando. Purtroppo più aumentiamo l’offerta, più aumenta la domanda. Gli accessi ai pronto soccorso raggiungono percentuali di inappropriatezza di codici bianchi ingiustificabili e inaccettabili, per cui bisogna anche in questo caso intervenire per evitare di sprecare risorse, energie e denaro. Questi interventi devono essere risolti nelle case di comunità e bisogna fare in modo che siano più frequentate e che siano più presenti i medici di medicina generale che possono acquistare una funzione fondamentale”.

Critico nei confronti della Giunta regional è Pierfrancesco Majorino, cappogruppo del Pd in Consiglio regionale: “La Lombardia è un modello, ma al contrario. Un modello pensato in favore dei gruppi privati che guadagnano dalle attese infinite dei cittadini che per farsi curare sono costretti a pagare. Ma Fontana dice che serve attivare le case di comunità, come se dipendesse da altri, mentre per l’assessore Guido Bertolaso la Lombardia è un esempio perché ha il centro di prenotazione unico, che non c’è ancora”.