
Claudio Santamaria, 50 anni, attore e direttore artistico del Milano Film Festival
Milano, 3 giugno 2025 – “Cerchiamo di sciogliere i nodi del cinema, superando sterili polemiche e attacchi squallidi”. L’attore Claudio Santamaria sarà al tavolo tecnico con il ministro Alessandro Giuli venerdì. Intanto dà il via al “Milano Film Fest“: sua la direzione artistica, “un manifesto culturale”.
Come sta il cinema italiano?
“Il suo stato di salute si è visto nell’ultima edizione del David di Donatello, con opere notevoli sia di registi affermati che di esordienti. Dal punto di vista creativo, il cinema italiano non ha nulla da invidiare a nessuno. Si tornano anche a girare film di genere ed è un bene. Non c’è solo il cosiddetto “due camere e una cucina“ che cerca un’autorialità a tutti i costi. Io sono per un cinema “sano“ che sì, fa riflettere, che può essere sociale e a volte politico, ma che veicola messaggi attraverso l’intrattenimento, che fa viaggiare. Bisogna mettersi nei panni dello spettatore, sedersi in sala con lui. E ho visto film bellissimi”.
C’è un “ma“. Sono i famosi nodi da risolvere che ha citato dopo il botta e risposta tra Elio Germano e il ministro Giuli e la lettera di più di 200 artisti?
“Ho già avuto un contatto con il ministro Giuli e ho chiesto un tavolo tecnico che ci sarà il 6 giugno per parlare dei problemi che ci sono stati in questi anni, provocati da situazioni poco chiare – e forse poco controllo – che hanno determinato un grosso buco. Cercheremo un rimedio: tante produzioni sono bloccate, non stanno lavorando”.
Come vive questo ruolo più “sindacale“, in prima linea?
“Lo sento necessario. Ci sono stati diversi attacchi sui giornali, anche un po’ squallidi. Attaccare volti noti, scrivere quanto guadagnino, parlare di privilegi, è riduttivo in una questione così ampia. I volti noti servono a fare conoscere una situazione che riguarda attori meno noti e tantissime maestranze che non hanno questa visibilità. Attaccare chi parla a nome di tutta la categoria è scorretto: si sobilla odio, rancore e un clic sul giornale”.
Sul tavolo c’è tutto il tema della tax credit, ma anche il diritto di critica.
“La cultura è un pezzo fondante della società ed è fondamentale anche la critica, sapere ascoltare e fare un passo indietro. L’arte può fare da specchio a una politica che deve essere intelligente. La società che sogno io, sarà utopico, è basata sul dialogo, come in famiglia. Dire: “Ma che stai facendo?“ quando qualcosa non va è una dimostrazione di affetto”.
Oggi aprirà il “Milano Film Fest“: un altro atto d’amore?
“Milano è fantastica, ha un consumo culturale altissimo, produce tanto. Abbiamo pensato a un festival per una città che ha fame di cinema. Avrà una base operativa al Piccolo, simbolo della città artistica, sul “sagrato“ con Manuel Agnelli faremo suonare lo spirito della Milano-laboratorio e le “Scintille“ porteranno il cinema negli altri distretti, nelle periferie, al carcere di Bollate, nelle piazze. Il cinema è di chi lo guarda: è per tutti. Ci saranno panel con chi fa il cinema, come Foglietta e Soldini e si porteranno alla luce storie che non si conoscono”.
Ha scelto di vivere a Milano: qual è stata la scintilla?
“Puramente familiare. La proposta è stata mia: ero stato a Milano per diverse tournée teatrali, ho sempre desiderato una città da attraversare in bici, mi piace vivere con l’acqua dei Navigli vicina, anche se presto ci trasferiremo. È la città più europea d’Italia. Non mi manca Roma, ma perché ci vado spesso per girare: non avendo più casa lì e non dovendo combatterci, posso amarla profondamente”.
Intanto viaggia: è appena tornato da Tangeri.
“Sto girando l’ultimo film di Muccino, tra il Marocco e Roma. È finita la prima settimana di riprese. E a novembre uscirà un altro film spagnolo, ambientato nel mondo della MotoGp: sono molto gasato. Intanto scendo in pista con il Milano Film Fest: quando ho visto la passione dei ragazzi che hanno creato la fondazione ho subito accettato”.
Sarà una settimana intensa, insomma, tra Milano e Roma.
“Da noi si dice, “Vado per uno“: sempre di corsa. Come i milanesi”.