
JiSoo, Jennie, Lisa e Rosé: primo gruppo K-Pop a essere “headliner“ a Wembley
Domani l’ultimo appuntamento dell’estate sotto la luna dell’Ippodromo Snai La Maura regala ai fans italici del K-Pop le Blackpink. Nell’attesa di un cartellone 2026 impreziosito dalle presenze dei già annunciati Bad Bunny e Cesare Cremonini, infatti, la più capiente area concerti milanese accoglie l’unica tappa italiana di quel Deadline World Tour che, oltre Manica, vede le quattro celebrity coreane in concerto tra i sacri spalti di Wembley addirittura per due notti.
La consacrazione di un percorso che due anni fa, oltre ad averne fatte le prime headliner “made in korea” della storia del festival di Coachella, ha portato JiSoo, Jennie, Lisa e Rosé ad affiancare l’ex presidente Yoon Suk-yeol durante la sua visita di Stato nel Regno Unito. Tutto a conferma di uno status che va ormai da tempo ben oltre i palchi e le classifiche.
Assieme ad altre eminenze glitterate delle hit-parade asiatiche quali Exo o BTS, infatti, le Blackpink hanno avuto un ruolo fondamentale nel demolire le barriere tra la musica di consumo del loro paese e il mainstream anglo-americano. Collaborazioni con superstar assolute quali Dua Lipa in “Kiss and Make Up”, Selena Gomez in “Ice cream” o Lady Gaga in “Sour Candy”, unite a partnership con produttori di fama internazionale e apparizioni nei programmi televisivi più seguiti, hanno segnato una svolta significativa nel processo di globalizzazione del K-Pop, consentendo a tormentoni come “How you like that”, “Ddu-du-ddu-du” e “Lovesick girls” di farsi valere pure da noi.
Partito dal Goyang Stadium di Seoul giusto un mese fa, il quartetto ha già toccato Canada, Stati Uniti e Francia. Proseguirà il cammino di questo suo terzo giro di concerti planetario fino a primavera, dando vita ogni sera ad una maratona di 27 successi che da “Kill this love” porta a “Kick it” attingendo tanto da “Square One” e “The Album”, i dischi firmati tutte e quattro assieme, quanto da fortunati momenti delle rispettive carriere soliste quali “Your love” ed “Earthquake” di JiSoo, “Apt.” (impreziosita nella versione originale dalla presenza di Bruno Mars), “Toxic till the end” e “Two years” della biondissima (ma pure rossiccia a seconda dei momenti e degli umori) Rosé, l’egoriferita “Like Jennie” ed “Handlebars” di Jennie, ma anche “Thunder” di Lisa, divenuta frattanto ambassador di Louis Vuitton e attrice nella terza stagione di “The White Lotus”.
Prodotto dell’inesorabile industria musicale coreana che fa capo all’etichetta YG Entertainment, le Blackpink sono il risultato di una catena di montaggio che, oltre alla rilevazione quotidiana del peso, all’ossessione per l’immagine asettica, alla pelle pura e vellutata, impone loro pure di non avere relazioni sentimentali (o, almeno, far finta di non averne). Questo per reiterare l’inappuntabile immagine dell’“idol”, perennemente con la testa ai suoi risultati di classifica e ai suoi dischi di platino, che continua a caratterizzare un mondo scintillante, artefatto, ma d’incredibile successo, come quello delle hit con gli occhi a mandorla.