SIMONA BALLATORE
Cultura e Spettacoli

Benvenuti nel mondo di Pomodoro. Un laboratorio infinito in via Vigevano per trasmettere l’arte alle nuove generazioni

Viaggio nella casa-fondazione aperta al pubblico. I misteri della Sfera in mostra. E ci si prepara alla ricorrenza dei cento anni. “Pomodoro non ha mai voluto che fosse un museo o un mausoleo”

La Fondazione Pomodoro si trova in via Vigevano

La Fondazione Pomodoro si trova in via Vigevano

Milano, 3 maggio 2025 – Il profumo dei materiali di lavoro, gli attrezzi appesi con ordine a una parete, accanto a “Le battaglie”, capolavoro realizzato in fiberglass patinato con polvere di grafite, esposto per la prima volta a New York nel 1996 e l’ultima a Palazzo della Civiltà Italiana a Roma nel 2023: è nel suo laboratorio-casba di via Vigevano 3, a pochi passi dai Navigli, che il maestro ha voluto trovasse casa la Fondazione che porta il suo nome, aperta al pubblico e alle scuole di ogni ordine e grado. Negli stessi ambienti dove Pomodoro ha realizzato le sue opere, oggi sono i visitatori della Fondazione a sperimentare le tecniche artistiche, dalla scultura alla grafica d’arte. 

Il traguardo dei 99 anni 

E ogni tanto si affaccia pure lui, che a giugno compirà 99 anni e che continua a far sentire la sua presenza, passeggiando in quegli spazi con sguardo ancora attento e curioso. “Abbiamo voluto conservare l’identità di questo luogo: l’impronta l’ha data lui”, premette Laura Berra, responsabile della collezione, accompagnandoci in questo viaggio, che comincia nel laboratorio, attraversa l’ultima mostra che ruota attorno alla sua forma più iconica - la sfera - e culmina nell’archivio.  

La Fondazione Pomodoro è uno dei tesori museali di Milano
Fondazione Pomodoro, Milano, 2 Aprile 2025, Ansa/Andrea Fasani

Il bilancio di 30 anni 

Pomodoro ha costituito la sua Fondazione trent’anni fa, nel 1995. L’ha vista crescere e cambiare nel tempo, e prepararsi alle celebrazioni del centenario della sua nascita. “Ha avuto subito questa visione: non voleva andassero perduti il suo sapere e la sua arte, desiderava che venissero trasmessi alle nuove generazioni – sottolinea Berra –. Tutto inizia con la creazione della collezione, un nucleo di opere significative a sua disposizione, sempre, per non richiederle a musei e collezionisti, che testimoniassero l’evoluzione del suo lavoro”. Nell’atto di costituzione ne inserì 28, che ha voluto man mano arricchire inserendo anche opere di altri artisti, i suoi amici e i suoi maestri. “Ha voluto dare un’impronta di apertura alla sua Fondazione – prosegue la responsabile della collezione –: voleva diventasse luogo di studio, di ricerca e di incontro aperto a tutto il mondo dell’arte”. Dalla prima sede a Rozzano, in un’ex fabbrica di bulloni ristrutturata dall’architetto e grande amico Pierluigi Cerri, alla centralissima via Solari, in una delle ex officine della Riva & Calzoni ristrutturata da Cerri con Alessandro Colombo, dove la Fondazione operò dal 2005 al 2011 ospitando mostre, incontri ed eventi.   

L'artista all'opera. Classe 1926, è originario di Marciano di Romagna
L'artista all'opera. Classe 1926, è originario di Marciano di Romagna

L’idea ispiratrice 

“Non pensava a un museo o a un mausoleo per la sua arte, ma a una vera e propria casa della cultura, aperta a tutti”, sottolineano dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro. Poi la svolta: “Il luogo dove tu hai lavorato e dove tu lasci le tracce… queste tracce tu le vedi, e senti persino gli odori… questa è l’impressione che ho avuto visitando altri studi di artisti diventati fondazioni. Con il trasferimento della mia Fondazione qui, nel mio Studio, mi sembra di essere aver raggiunto quello che cercavo”, disse l’artista nel 2011, in una video-intervista con Flaminio Gualdoni, all’inizio di questo nuovo capitolo della vita della Fondazione, aprendo a tutti il suo luogo più intimo.  

La casa-museo vuole essere uno spazio culturale aperto alla città
La casa-museo vuole essere uno spazio culturale aperto alla città

Un salotto artistico 

Dopo aver utilizzato per alcuni anni un piccolo spazio espositivo attiguo, a partire dal 2022 il suo “salotto artistico“ ha cominciato ad aprirsi sempre di più, ospitando mostre annuali sul suo lavoro e sulla sua vita: “Ci ha dato il suo avallo – sottolinea Berra –: abbiamo cominciato in punta di piedi, con il timore di invadere i suoi spazi. Ma quando ha visto che proprio quella era la sua visione e che funzionava, ci ha incoraggiati a proseguire”. Un capitolo dopo l’altro, fino ad arrivare alla mostra dedicata alla “Sfera”, aperta al pubblico fino al 1° giugno. Al centro del salone ci sono la “Sfera n. 1” e la primissima “Sfera con sfera”, entrambe del 1963.

Attorno si raccontano storie, si aprono i cassetti scoprendo aspetti inediti, fotografie e materiali di archivio, mentre un video alla parete svela il processo creativo, passo dopo passo, con la voce di Pomodoro che racconta. Si scoprono le sue ricerche sul bassorilievo e poi sulle forme della geometria euclidea, si ripercorrono i suoi riferimenti – da Paul Klee, a Constantin Brâncuși e Lucio Fontana – come pure le sue ispirazioni, che comprendono le antiche tavolette degli ittiti a dei sumeri. Il percorso passa attraverso l’ufficio di Pomodoro: accanto alla sua scrivania, con la libreria alle spalle, c’è una bacheca, colma di appunti, articoli di giornale, inviti, immagini, curiosità e ricordi di viaggio. Si arriva così alla stanza denominata “Progettazione”.  

Una fucina d’idee 

“In Studio la si è sempre chiamata così: Arnaldo Pomodoro e il suo assistente si trovavano qui a progettare, disegnare, mettere a fuoco idee e appunti: “Andiamo in progettazione”, dicevano. E qui raccontiamo proprio quella parte, che manca nei musei e nelle gallerie”, spiega il curatore, Federico Giani. Se nel salone ci sono le opere concluse, in progettazione è raccolta la documentazione, si guarda “dietro le quinte”. “Abbiamo recuperato le cassettiere originali e abbiamo riempito ogni cassetto di materiali d’archivio – racconta Giani –. Così il visitatore può aprirle e costruire il suo percorso. In questo modo mettiamo in scena l’archivio e riuniamo in questa stanza le opere monumentali che era ovviamente impossibile portare qui”.

Si scopre come sono nate la “Sfera grande” che si trova davanti alla Farnesina a Roma, o la “Sfera con sfera” del Cortile della Pigna nei Musei Vaticani, e anche la meno nota “Sfera di San Leo”. Si segue la storia di ogni opera dalla creazione all’esposizione fino alla collocazione attuale. E mentre prosegue il viaggio attorno alla Sfera, la bottega di Pomodoro si prepara a raccontare nuove storie… Una sorpresa per il 2026, per celebrare i cent’anni del Maestro.