
Il visionario regista Bob Wilson è morto all'età di 83 anni
Milano, 31 luglio 2025 – Lutto nel mondo del teatro: è morto oggi, a New York, Bob Wilson. Il visionario regista, drammaturgo e artista americano che ha ridefinito i confini della scena contemporanea aveva 83 anni. A dare la notizia in Italia è stato il Teatro alla Scala di Milano, che sottolinea come con lui “scompare una figura cardine della cultura contemporanea”. “Artista completo, ha inteso sempre il teatro come opera d'arte totale, curando ogni dettaglio degli spettacoli che firmava; ma l'impatto del suo lavoro si estende alle altre arti e a tutti i campi della creatività", si legge ancora nella nota del teatro. A ricordare Wilson anche il Salone del Mobile Milano, che durante la sua ultima edizione aveva presentato la sua installazione ‘Mother’, un omaggio alla Pietà Rondanini di Michelangelo.
La carriera
Nato a Waco, in Texas, il 4 ottobre 1941, Robert ‘Bob’ Wilson è considerato uno dei giganti del teatro sperimentale. Le sue opere, spesso monumentali nella durata e nella concezione, hanno sfidato le convenzioni narrative e drammatiche, invitando il pubblico a un'esperienza immersiva e multisensoriale che attingeva indifferentemente da danza, arte visiva, musica e performance.
Fin dagli esordi negli anni '60, con opere come ‘Deafman Glance’ (1970), Wilson ha dimostrato un interesse profondo per la comunicazione non verbale, il movimento lento e una precisione maniacale nella composizione visiva. Le sue scene, spesso caratterizzate da luci scultoree, costumi evocativi e un uso ipnotico del silenzio, erano quadri viventi che evocavano sogni, incubi e stati di coscienza alterati.
Il suo sodalizio con il compositore Philip Glass per ‘Einstein on the Beach’ (1976), opera emblematica del minimalismo e dell'opera contemporanea, ha segnato un punto di svolta nella storia del teatro musicale, consolidando la sua fama internazionale. Ma la sua ricerca non si è mai fermata. Dalle collaborazioni con Tom Waits per ‘The Black Rider’ (1990) e ‘Alice’ (1992), alle rivisitazioni radicali di classici come ‘Amleto’, ‘La Tempesta’ o le opere di Brecht, Wilson ha sempre saputo infondere una freschezza sorprendente e una bellezza perturbante in ogni sua creazione.
Nonostante la complessità concettuale delle sue opere, Wilson ha sempre mantenuto una chiara attenzione alla figura umana, esplorando temi universali come l'isolamento, la fragilità, la violenza e la grazia, spesso attraverso personaggi stilizzati o maschere archetipiche. La sua estetica, fatta di gesti ripetitivi, rallentamenti estremi e un'illuminazione quasi mistica, creava un'atmosfera di sospensione atemporale, dove il significato emergeva non tanto dalla parola, quanto dalla pura immagine e dal suono. Il suo lavoro ha influenzato generazioni di artisti e registi.
Nell’arco della sua carriera è stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui il Leone d’Oro della Biennale di Venezia nel 1993 e il Premio Europa per il Teatro nel 1997. Nel 2023 è stato insignito del Praemium Imperiale per il Teatro dalla Japan Art Association, massimo riconoscimento per le arti fuori dal circuito del Nobel. "Non ho mai pensato al teatro come a una decorazione, ma come a qualcosa di architettonico", diceva Wilson che si è dedicato anche alla scultura, al disegno e alla progettazione di mobili.