Milano, 19 settembre 2023 – Ha assicurato di essersi "spaventato" e di essere scappato "per paura" delle conseguenze: "Sono padre di due figli". Poi, però, "sono stato troppo male per quello che avevo fatto e ho deciso di confessare ".
Così si è difeso Muhammad El Sharkawy, il ventinovenne scappato al volante di una Mercedes Gla 180 dopo aver investito e ucciso il ventottenne Vassil Facchetti, in viale Jenner a Milano nella notte tra sabato e domenica. Prima di essere interrogato dal pm di turno Paolo Storari, che ha iscritto il suo nome nel fascicolo d’inchiesta aperto per omicidio stradale, l’uomo, nato a Catanzaro da genitori marocchini e residente a Quarto Oggiaro, ha dato indicazioni precise agli agenti della polizia locale per far ritrovare la Mercedes: i ghisa della Squadra interventi speciali l’hanno sequestrata in un parcheggio di via Ceva, in zona Bovisasca; presentava danni al fanale anteriore destro, compatibili con i frammenti di plastica repertati sul luogo dell’incidente mortale e con il punto d’impatto.
Detto della versione del pirata, depone decisamente a suo sfavore l’improvvido e velleitario tentativo di depistaggio delle indagini. Sì, perché domenica mattina, a poche ore dallo schianto avvenuto alle 4, El Sharkawy si è recato alla stazione Musocco dei carabinieri, a un chilometro dal luogo in cui ha lasciato l’auto, per denunciare il furto del veicolo immatricolato nel febbraio 2020 e da lui acquistato nell’agosto 2021.
Nel tardo pomeriggio, si è ripresentato nella stessa caserma, stavolta per autodenunciarsi di quanto accaduto in viale Jenner. I militari hanno subito allertato i ghisa, che nel frattempo stavano già stringendo il cerchio attorno al sospettato, grazie alle testimonianze e soprattutto al video di una telecamera che ha ripreso lo schianto in diretta e che li aveva messi sulle tracce di una Mercedes di colore nero. Secondo la prima ricostruzione, Facchetti, appena uscito dalla discoteca Alcatraz, avrebbe attraversato la strada di corsa, dal marciapiedi verso lo spartitraffico centrale, accorgendosi solo all’ultimo della Gla 180 e non riuscendo a evitarla.
In macchina, stando a quanto riferito dall’italo-marocchino, c’erano pure tre suoi amici: sentiti dagli investigatori di piazza Beccaria, hanno messo a verbale di aver detto più volte al ventinovenne di fermarsi dopo l’incidente, non riuscendo a convincere il conducente sui suoi passi.
Adesso anche i passeggeri rischiano di finire nei guai dal punto di vista giudiziario: gli inquirenti potrebbero contestare nei loro confronti l’accusa di omissione di soccorso o quella più grave di favoreggiamento personale. Gli accertamenti della polizia locale sono ancora in corso: i ghisa stanno cercando di capire dove abbia trascorso la serata il pirata prima di travolgere Facchetti e quali siano stati i suoi movimenti (e quelli degli amici) dopo la fuga in macchina in direzione periferia. Considerato il lasso di tempo trascorso tra il momento dell’investimento e quello in cui El Sharkawy si è costituito (più di 15 ore), i test sull’abuso di alcol o stupefacenti perdono di consistenza probatoria: anche se le analisi dovessero intercettare tracce di etanolo o di droga nel sangue, il fatto che non siano state eseguite subito dopo l’accaduto e che gli investigatori non abbiano avuto modo di verificare le condizioni del conducente nei minuti immediatamente successivi all’incidente (come in più occasioni stabilito dalla Cassazione) ne pregiudicherebbe comunque l’esito ai fini processuali come possibile aggravante da contestare.
Nei prossimi giorni, verrà effettuata l’autopsia sul corpo di Facchetti. Verifiche anche sulla velocità alla quale la Mercedes stava percorrendo viale Jenner quando ha investito il ventottenne.