PIERO DEGLI ANTONI
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Antonio Rossi: “L’infarto mi ha stravolto la vita, non sono un superuomo (né un latin lover). Ecco la verità sulla notte su di giri con Jury Chechi”

Il tre volte campione olimpico nel kayak vincitore di Pechino Express: “La gara mi ha aiutato a tornare alla vita e costretto a ritrovare il mio rapporto col corpo. Dopo l’infarto sei sempre in tensione, con i farmaci anticoagulanti è ancora peggio. Bello? Piacevo agli sponsor”

I Medagliati Jury Chechi e Antonio Rossi, vincitori di Pechino Express 2025

I Medagliati Jury Chechi e Antonio Rossi, vincitori di Pechino Express 2025

MIlano – Da Atlanta a Pechino. Dopo tre medaglie d’oro alle Olimpiadi, nel kayak, Antonio Rossi – con Jury Chechi – ha trionfato alla trasmissione di Sky.

Più difficile vincere le Olimpiadi o Pechino Express?

“Con tutto il rispetto per il programma - risponde al telefono il campione -, trionfare alle Olimpiadi è molto più impegnativo”.

Quale è stato il momento di maggior crisi?

“Verso la fine, per la stanchezza mentale più che fisica. Ma la cultura sportiva ci ha aiutato a stringere i denti e ad andare avanti”.

Nello specifico, il momento più arduo?

“Nella seconda parte della finale, ci siamo trovati davanti alla tazza e non capivamo cosa c’entrasse il pupazzo di neve, in che direzione andassero gli indizi. In generale, qualche momento di sconforto capita quando non riesci a prendere subito il passaggio e vedi gli altri che ti passano davanti, soprattutto alla fine, quando si è rimasti in pochi e ogni intoppo può portare all’eliminazione”.

Un pregio e un difetto del suo inseparabile compagno Jury Chechi.

“Un grandissimo amico, corretto, onesto. Abbiamo la stessa educazione sportiva”.

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Passiamo al difetto…

“Troppo competitivo, soprattutto in gara. Se non ci riusciva qualcosa si arrabbiava moltissimo. Ma alla fine la buttavamo sempre sul ridere”.

Avete attraversato Filippine, Thailandia, Nepal. Com’è stato il rapporto con gli abitanti?

“Sono molto ospitali, nei viaggi lunghi era possibile parlare, erano molto curiosi di conoscere culture diverse dalle loro”.

Antonio Rossi alla partenza di Pechino Express
Antonio Rossi alla partenza di Pechino Express

Lei è di Lecco. La città l’ha in qualche modo formata e aiutata nella sua carriera sportiva?

“È una città lacustre fondata sul lavoro, sul sacrificio, e questa è una mentalità importante per chi fa sport. Una città in cui ci sono molti sportivi, soprattutto di montagna”.

Nel 2021 lei è stato colpito da infarto mentre correva in bicicletta. Cosa le ha insegnato quella esperienza?

“Che nessuno è immortale, nessuno è un superuomo. Ho capito che mi dovevo prendere cura del mio corpo, a partire dall’alimentazione. Il corpo è come una macchina: se la tieni ferma in garage dopo un po’ non funziona più. L’infarto può indurti a stare a casa, a riposo sul divano per paura degli sforzi. Nei primi tempi non andavo più in bici, o in montagna, da solo. Sei sempre in tensione, aspettando di capire se i battiti saliranno. Con i farmaci anticoagulanti è ancora peggio. In questo senso Pechino Express mi ha aiutato a tornare alla vita, mi ha costretto a camminare, correre, ritrovare il mio rapporto col corpo”.

Antonio Rossi e Jury Chechi dopo la vittoria a Pechino Express
Antonio Rossi e Jury Chechi dopo la vittoria a Pechino Express

Lei e Jury Chechi siete una coppia di buontemponi. Si mormora di una leggendaria bravata col carrello…

“È successo tantissimi anni fa. Eravamo usciti da una serata goliardica ed eravamo un po’ su di giri. Vicino all’auto c’era un carrello della spesa. Lui ci è saltato dentro e io in macchina, col braccio fuori dal finestrino, lo trascinavo per strada. Dopo poco, però, abbiamo incrociato una pattuglia della polizia e così, d’istinto, l’ho lasciato andare ed è finito contro un muro. Non una bella figura per due campioni olimpici”.

Qualche altro aneddoto?

“No, no... molti altri non si possono raccontare”.

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Sembrate così diversi: andate d’accordo proprio per quello?

“Facciamo telefonate di mezz’ora, senza dire niente di particolare scoppiamo a ridere. Crediamo negli stessi valori, in ogni caso ci completiamo. Facciamo anche molto sport insieme: bici, tennis, sci, motori...”.

Chi vince?

“In bici lui. È molto leggero, mi sta in scia poi mi sorpassa e non lo prendo più, perché lui di scia ne dà poca. In salita, leggero com’è, non c’è gara. A tennis l’ho sempre battuto 6-0, 6-0. Poi lui ha smesso nel 2004 e io nel 2008. In quei 4 anni si è allenato moltissimo, ha preso lezioni. Quando abbiamo giocato di nuovo mi ha battuto 6-0, ci sono rimasto malissimo”.

Ai motori come vi sfidate?

“Sui go kart. Anche qui, lui è molto più leggero, e poi è proprio appassionato di motori”.

Sci?

“Qui resto sempre davanti io”.

Come si allena oggi?

“Un tempo facevo 10 km di nuoto in vasca una volta a settimana, adesso mi limito a 6”.

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Avere un bell’aspetto l’ha aiutata?

“A livello di comunicazione sì, e anche nella ricerca degli sponsor”.

Dicono di lei che è un latin lover…

“Niente di tutto questo. Purtroppo”.

Jury Chechi dice che le andava in scia – stavolta metaforicamente – per acchiappare qualche donna, ma gli è sempre andata male…

(Ride) “Non ne ha bisogno...”.

Quali sono gli sportivi che oggi ammira di più?

“Nel tennis, Paolini e Errani. Nello sci, Brignone e Goggia. Nel pattinaggio Arianna Fontana. Ammiro molto anche Federica Pellegrini”.

Posso farle notare che ha citato soltanto donne?

(Ride di nuovo) “Allora aggiungo Dominik Paris, sulla ‘Stelvio’ è imbattibile”.

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Squadra del cuore?

“Milan. Ma mi sono piaciute tantissimo le due semifinali dell’Inter. Alla finale non tiferò certo Barcellona”.

Prossima tappa?

“I Giochi invernali Milano-Cortina 2026. Collaboro con la Fondazione ed è entusiasmante”.

Il treno riparte, tutti in carrozza. Dal 6 marzo su Sky Uno e in streaming su Now riprende Pechino Express.Questa volta il viaggio comincia nelle Filippine, attraversa il Nord della Thailandia e arriva fino al Nepal, ai piedi della catena himalayana. Sarà un viaggio che incontrerà condizioni ambientali e climatiche totalmente diverse tra loro e che porterà i viaggiatori dall'oceano fino ai piedi della catena himalayana. Zaini in spalla, 9 coppie si sfidano. Tra loro quella dei "medagliati" composta dall'ex canoista Antonio Rossi e dal ginnasta Juri Chechi, tre ori olimpici in due ad Atlanta nel 1996