
L’età media d’ingresso in Rsa in Lombardia è di 85,5 anni
Milano – Costa in media 2.236 euro al mese un posto in una Rsa lombarda, quasi il doppio dello stipendio degli ausiliari che lavorano nelle 729 Residenze sanitarie assistenziali della regione, al 94% private anche se il 46% si configura come “fondazione”.
Date per spacciate dopo la doppietta pandemia-rincari dell’energia, l’anno scorso in Lombardia se ne contavano otto più del 2023 e 68 più di dieci anni fa in base all’ultimo report della Fnp, categoria pensionati della Cisl che da un decennio ha un osservatorio sulle Rsa confidando in “un confronto che con la Regione oggi è insufficiente - sottolinea il segretario lombardo Sergio Marcelli - su un problema che rischia di diventare esplosivo per ragioni demografiche e per i costi che si scaricano sulle famiglie”. Perché aumentano, anzi corrono, soprattutto le rette delle Rsa lombarde, la quota “alberghiera” detta anche “sociale” (il Comune di residenza la corrisponde per gli indigenti) che è a carico di ospiti e parenti per la stragrande maggioranza dei 57.286 posti letto contrattualizzati sui quali la Regione paga invece la “quota sanitaria”, a loro volta la grande maggioranza dei 67.181 posti in Rsa totali autorizzati in Lombardia; anche se i restanti 9.665 destinati ai solventi, con anche la parte sanitaria a carico, “negli anni sono aumentati”, osserva la Cisl.
La fotografia della Fnp riordina la geografia variegata dei costi tra strutture, tra città e hinterland, tra le otto Ats in un trend sicuro: la retta media minima, dai 57,87 euro al giorno dell’Ats della Montagna agli 84,65 di quella di Milano con una media regionale di 70,38, dal 2020 al 2024 è cresciuta di oltre otto euro, pari all’11,64% (con un picco del 16%, oltre 11 euro al dì, nella Bergamasca). La media massima, 78,71 euro, del 9,29%. E con una media generale di 74,54 euro al giorno, un ricovero in Rsa è costato a una famiglia lombarda media 27.281 euro l’anno scorso, 550 euro più del 2023.
Una stangata che diverse strutture hanno giustificato per lettera con i maggiori costi dovuti ai rinnovi contrattuali del personale; difficili da quantificare, ribattono dalla Cisl, data la giungla di tipologie applicate ai 68.183 lavoratori delle Rsa lombarde, ma comunque a fronte dei quali la Regione ha destinato fino a 50 milioni di euro alle strutture contrattualizzate. Oltre ai soldi, ricorda Marcelli, con cui Palazzo Lombardia le ha sostenute quand’erano svuotate dalla pandemia, per i rincari dell’energia e ritoccando al rialzo anche le tariffe sanitarie, pur senza arrivare al bilanciamento al 50% con la quota alberghiera previsto da un Dpcm del 2001 e chiesto a pieni polmoni da sindaci (che pagano per gli indigenti) e Rsa private.
Solo che Regioni che rispettano questo 50 e 50 come l’Emilia Romagna (che con poco meno di metà degli abitanti della Lombardia ha però appena 16.769 posti contrattualizzati) decidono anche la retta che dev’essere pagata ai gestori, “mentre qui governa il mercato”, sottolinea Roberta Vaia, segretaria della Cisl Lombardia che chiede a Regione un “blocco” delle rette più incisivo del tetto ideato dall’ex direttore del Welfare lombardo Giovanni Pavesi e durato lo spazio d’un anno. E poi “trasparenza” nella distinzione tra quota sanitaria e “alberghiera”, “dalla quale vanno spacchettati servizi aggiuntivi come il parrucchiere”, e sulle liste di attesa, pure in aumento anche se le 113 mila domande censite dalle otto Ats (con un picco di 26 mila nel Bresciano) non corrispondono a persone, poiché si può far richiesta a più strutture.
Inoltre, chiosa Vaia, “l’applicazione dei principali contratti di lavoro collettivi come precondizione per l’accreditamento”, mentre occorre da Roma “un intervento legislativo che non può essere a costo zero” per sciogliere il nodo dei posti Alzheimer (in Lombardia 4.584, in aumento d’un centinaio all’anno), con le cause e lo stop ai pagamenti di diverse famiglie dopo che alcune sentenze (ma non altre) hanno messo a carico dello Stato l’intera retta a seguito di un pronunciamento della Cassazione.
“Un caos che rischia di mettere in difficoltà i conti delle Rsa”, intervengono i consiglieri del Pd Carlo Borghetti e Davide Casati, chiedendo alla Regione d’intervenire con “linee guida per chiarire la normativa”.