NICOLA PALMA
Cronaca

L’agguato al fedelissimo di Lucci, Guerrini pedinato dai due sicari: “Chi ha sparato? Non ne ho idea”. L’ultrà milanista alla Mobile: “Frequento la Sud, ma non ho nessun ruolo”

La moto Honda ha agganciato la Q3 del ventisettenne in piazza Bausan, all’uscita dal lavoro per pranzo

Luca Guerrini, ultrà milanista di 27 anni, in via degli Imbriani giovedì pomeriggio dopo l’agguato

Luca Guerrini, ultrà milanista di 27 anni, in via degli Imbriani giovedì pomeriggio dopo l’agguato

Milano – I sicari sapevano benissimo chi colpire e conoscevano ancor meglio le abitudini del loro bersaglio. Sono andati a colpo sicuro, ma l’agguato è fallito: i due colpi calibro 9x21 esplosi con una scacciacani modificata (che poi si è inceppata espellendo il terzo proiettile a vuoto) non hanno colpito Luca Guerrini, volto noto e in ascesa al secondo anello verde del Meazza. Dopo il primo sparo, diretto alla portiera anteriore sinistra della Q3, il ventisettenne è riuscito a sgattaiolare dalla parte opposta dell’abitacolo, uscendo dallo sportello destro dell’Audi e scappando a perdifiato per alcune centinaia di metri; a un certo punto, Guerrini si è girato sul marciapiedi di viale Jenner e ha visto che i killer non gli stavano dietro.

Agli investigatori della Squadra mobile, coordinati dai pm Paolo Storari e Sara Ombra e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, l’ultrà rossonero, entrato nel direttivo dopo gli arresti dell’operazione “Doppia Curva”, ha riferito di essere andato a lavoro alle 10.30 nella barberia in franchising “Italian Ink” (riconducibile a Luca Lucci) di via Mercantini 17 e di essere uscito poco dopo le 12.30 per la pausa pranzo. In piazza Bausan, quindi ad alcune centinaia di metri dal luogo del blitz a mano armata, si è accorto della presenza di una Honda di grossa cilindrata con due uomini a bordo: chiara la sensazione di essere pedinato.

Al semaforo di via degli Imbriani angolo piazzale Nigra, il passeggero della moto, che indossava un k-way nero e aveva il volto completamente coperto da un casco integrale, è sceso e si è avvicinato a passo svelto all’Audi. Due colpi per uccidere. Poi la fuga, da ricostruire con le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Dopo essere fuggito a piedi, Guerrini è tornato dopo circa mezz’ora a riprendersi la macchina e si è diretto verso Lambrate: lì ha ricevuto la telefonata della madre, allertata dalla polizia perché il leasing della Q3 è intestato a lei, che l’ha spinto a tornare alla Bovisa; e così ha fatto il ventisettenne, dopo aver chiamato la compagna per rassicurarla sulle sue condizioni di salute.

In Questura ha messo a verbale una versione ritenuta poco credibile: ha detto sì di essere un frequentatore della Sud, ma di non ricoprire alcun ruolo decisionale; ha ammesso di conoscere Lucci per questioni di tifo e di avergli chiesto di entrare nel business di “Italian Ink”, corrispondendo una quota mensile di 250 euro più Iva (più 1.800 euro di affitto a un’altra persona); ha negato di aver litigato con qualcuno e in sintesi si è mostrato sorpreso dell’accaduto (“Non ho alcuna idea di chi mi abbia sparato”). Nel bagagliaio, teneva in uno zaino lo striscione con la scritta “Solo per la maglia” e il bandierone con la faccia di Herbert Kilpin, gli unici simboli attuali della Sud: difficile pensare che quei vessilli vengano affidati a un personaggio di secondo piano.