
Per Giovanni Oggioni divieto di dimora a Milano dopo essere stato rimesso in libertà dai domiciliari
Milano, 22 agosto 2025 – È tornato in libertà, dopo gli arresti domiciliari, l’architetto 73enne ed ex dirigente comunale Giovanni Oggioni: fu il primo ad assere arrestato, con l’accusa di corruzione, nella maxi-inchiesta sulla gestione dell’urbanistica milanese. Domiciliari che sono stati sostituiti dal divieto di dimora a Milano, con un attenuamento della misura cautelare concesso dal gip Mattia Fiorentini circa due mesi fa. Da allora Oggioni risiede tra la Valsassina e la località sul mare dove la famiglia ha una seconda casa. Da quando è scattato l’arresto, nel marzo scorso, non ha mai chiesto di essere interrogato dai pm, e aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere anche nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Fiorentini. “L’attenuamento della misura – spiega il suo difensore, l’avvocato Corrado Limentani – si basa sulla decadenza delle esigenze cautelari anche perché ha dismesso ogni carica e ha cessato ogni attività professionale, come abbiamo argomentato al gip. Si ritiene vittima di un’ingiustizia, perché non ha favorito in alcun modo i privati, e il suo dispiacere è legato soprattutto al danno alla sua immagine di professionista. Contiamo di ottenere, dopo l’estate, anche la decadenza dell’obbligo di dimora”.

Anche la difesa di Oggioni (i precedenti legali non avevano presentato ricorso dopo l’arresto) attende le motivazioni del Tribunale del Riesame sulle posizioni dei cinque indagati rimessi in libertà nei giorni scorsi: l’ex assessore Giancarlo Tancredi, gli ex componenti della Commissione per il paesaggio Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, il costruttore Andrea Bezziccheri e il manager Federico Pella. Un’attesa anche per l’ultima posizione ancora da definire, quella del fondatore di Coima Manfredi Catella, che punta a tornare in libertà come gli altri indagati.
Un’istanza alla quale la Procura si è opposta con un nuova memoria, che evidenzia il pericolo che Catella possa continuare a “esercitare pressioni e condizionamenti illeciti su dirigenti e funzionari” del Comune di Milano e lo accusa di aver corrotto Scandurra attraverso consulenze fittizie, mettendolo “a libro paga” per assicurarsi il suo appoggio quando in Commissione si discutevano progetti di Coima. Citando sentenze della Cassazione, i pm Marina Petruzzella e Paolo Filippini, coordinati dall’aggiunta Tiziana Siciliano, evidenziano che “l’accordo di corruzione e il suo prezzo ben possono essere costituiti da un contratto di consulenza remunerata, affidata dal corruttore al corrotto per assicurarsi i suoi servigi nell’esercizio della funzione pubblica”. Incarichi, con remunerazioni “gonfiate“, per mascherare mazzette.
È lo stesso schema al centro delle accuse di corruzione, falso e depistaggio che a marzo avevano portato all’arresto di Oggioni, ora in pensione, che era stato dirigente dell’urbanistica di Palazzo Marino e poi vicepresidente della Commissione per il paesaggio fino al 2024. Un salto di qualità nelle indagini, perché Oggioni è considerato tra i perni di quel presunto sistema che puntava a favorire i privati aggirando le norme, facendo passare per ristrutturazioni grattacieli sorti al posti di aree dismesse. La sua posizione non è alleggerita perché oltre alle accuse di corruzione, che restano in piedi, è indagato in alcuni dei fascicoli aperti sui presunti abusi edilizi e già sotto processo per il caso della Torre Milano. Rischia, inoltre, pesanti conseguenze davanti alla Corte dei Conti.