PAOLO VERRI
Cronaca

Il mezzo secolo in trincea di Leoncavallo: com’è cambiato in 50 anni il centro sociale più famoso d’Italia

Ieri lo sgombero della sede di via Watteau, completato senza tensioni: nel 1989 un’analoga operazione si concluse con 50 feriti e 20 arresti. Attività culturale, dibattiti politici, concerti (ci andava persino Salvini...): da simbolo antagonista il “Leonka”, ormai, era diventato spazio di aggregazione

Uno degli ultimi presidi contro lo sfratto del centro sociale

Uno degli ultimi presidi contro lo sfratto del centro sociale

Milano, 22 agosto 2025 – Un altro sgombero d’agosto, come nel 1989 quando arrivarono anche le ruspe per abbattere la prima sede storica del centro sociale più famoso d’Italia. Che inizia la sua storia in via Leoncavallo 22 nell’ottobre del 1975, in un’area dismessa poi acquistata dalla famiglia Cabassi, proprietaria anche dello stabile di via Watteau sgomberato ieri mattina.

Sono quindi 50 anni che la Milano antagonista ha nel Leonka il suo punto di riferimento, anche se la sua presenza nei cortei cittadini è diventata sempre più marginale ed è ormai da anni uno spazio di aggregazione culturale più che un laboratorio politico della sinistra extraparlamentare.

Ruolo che ha avuto invece nei primi decenni della sua attività, quando militanti di Autonomia operaia, Lotta Continua, collettivi antifascisti e comitati di quartiere assieme a intellettuali come Primo Moroni utilizzarono la fabbrica dismessa di prodotti farmaceutici abbandonata del quartiere Casoretto per farne un centro sociale radicato in città, ma che divenne ben presto un simbolo nazionale.

La storica sede di via Leoncavallo, con la scritta dedicata ai due militanti uccisi, Fausto e Jaio
La storica sede di via Leoncavallo, con la scritta dedicata ai due militanti uccisi, Fausto e Jaio

Il 1978 è un anno chiave della storia d’Italia e lo è anche del Leoncavallo, che diventa un nome conosciuto in tutta Italia: due giorni dopo il sequestro di Aldo Moro, Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio“ Iannucci, due 18enni che frequentavano il Leoncavallo, vengono uccisi con otto colpi di pistola in un omicidio ancora senza colpevoli, nonostante le rivendicazioni di gruppi di estrema destra: sul delitto, di recente, sono state riaperte le indagini della Procura di Milano, che puntano sempre sulla galassia del terrorismo nero.

Le madri di Fausto e Iaio danno vita all’associazione delle Madri del Leoncavallo che tutt’oggi gestisce il Leoncavallo Spa, acronimo di spazio pubblico autogestito e non certo di società per azioni. E l’autogestione alla fine degli anni ‘70 è tutt’altro che semplice, tra militanti che abbracciano la lotta armata e altri che invece ne prendono le distanze, in un conflitto interno classico dell’estrema sinistra. Rimane comunque uno dei centri più vivi di Milano, anche per dibattiti culturali e concerti, visto che in tanti sono passati dal suo palco, dai Litfiba ai Sonic Youth, dagli Afterhours a Elio e le Storie Tese.

Una manifestazione del Leoncavallo ai tempi del primo sgombero (Archivio)
Una manifestazione del Leoncavallo ai tempi del primo sgombero (Archivio)

Fino allo sgombero del 16 agosto del 1989: ci sono più di 50 feriti e 20 arresti in quello che è un vero e proprio scontro tra militanti asserragliati anche sul tetto e forze dell’ordine che arrivano con le ruspe per distruggere tutti i locali, che però vengono rioccupati nei giorni successivi.

Di fatto, lo sgombero fallisce. La sede storica del Casoretto verrà lasciata solo nel 1994, quando al Leoncavallo viene assegnato uno stabile in via Salomone, periferia est della città, dove però rimane solo pochi mesi: Silvio Berlusconi vince le elezioni e in agosto le forze dell’ordine sgomberano ancora.

Forze dell'ordine in via Watteau ai tempi dell'occupazione (Archivio)
Forze dell'ordine in via Watteau ai tempi dell'occupazione (Archivio)

La nuova sede si trova in fretta ed è una cartiera abbandonata in via Watteau: manifestazioni, scontri e tentativi di sgombero a settembre non cambiano una situazione che trova un sorprendente difensore anche nel giovanissimo Matteo Salvini che, a 21 anni nel suo primo intervento in Consiglio comunale, spiega di aver frequentato il Leoncavallo e assicura ci sono pochi violenti dentro.

Nel corso degli anni la voce del Leonka si sente sempre meno in città, non sono i suoi militanti i protagonisti delle manifestazioni milanesi, a partire da quella contro l’Expo del primo maggio del 2015. Falliscono intanto anche i tentativi di mediazione delle giunte di centrosinistra, a partire da quella di Giuliano Pisapia per finire con quella di Giuseppe Sala, mentre i Cabassi, proprietari dello stabile, continuano a chiedere lo sfratto fino a fare causa allo Stato, ottenendo un risarcimento di oltre 3 milioni per il mancato sgombero. Che arriva, ancora una volta ad agosto dopo 31 anni. Ma è difficile prevedere se sarà l’ultimo.