Milano – Manfredi Catella davanti al Tribunale del Riesame di Milano. L’immobiliarista arrestato nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica meneghina è arrivato poco dopo le 9 in via Freguglia con abito grigio, cravatta scura, impermeabile beige piegato sul braccio e un’agendina nera in mano.

Il viso tirato da venti giorni passati agli arresti domiciliari, da quando, il 31 luglio scorso, il gip Mattia Fiorentini ha disposto tale misura cautelare per lui e altri quattro indagati: l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l'ex presidente della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni e il manager Federico Pella e l’architetto Alessandro Scandurra. Sono tutti stati rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame, come l’imprenditore Andrea Bezziccheri, l'unico dei 5 a finire in carcere. Nello stesso verdetto spera oggi Manfredi Catella atteso alle 9.45 dal giudice, assistito dai suoli legali Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli. La Procura di Milano si oppone all’istanza e in tal senso ha presentato una nuova memoria in risposta a quella difensiva.

Il fondatore di Coima, secondo la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici che coordinano le indagini della Gdf, è un personaggio chiave in quel presunto “sistema Milano" fatto di commistioni fra politica e imprenditoria, palazzi costruiti su aree dismesse e fatti passare per ristrutturazioni, favori e pressioni con il fulcro nella Commissione per il paesaggio, l’urbanistica nelle mani di una “cupola”, consulenze fittizie per mascherare tangenti. Accuse che Catella ha sempre respinto, e contro le quali è pronto a dare battaglia anche in aula
Il nodo della consulenza
Un’argomentazione difensiva che, in particolare verte su quella fattura da 28.548 euro versata da Coima a Scandurra che per il gip era “funzionale” a giustificare un patto corruttivo e “oggettivamente falsa”. Una fattura emessa da Scandurra il 31 luglio 2023 e da pagare entro un mese, per una consulenza sul progetto dello studentato in via Messina 53. Secondo i pm, la “mancata astensione” di Scandurra alla seduta della Commissione per il paesaggio del 5 ottobre 2023 remunerata con quei 28.548 euro, quando si discuteva sul progetto del Pirellino presentato da Coima, è “tra gli indici inequivocabili del patto corruttivo in essere tra il pubblico ufficiale (Scandurra in qualità di membro della commissione, ndr) e Catella”. La difesa, però, fornisce una lettura opposta. “A dettare i tempi dell’incarico in questione da Coima a Scandurra – si legge nella memoria – non è, all’evidenza, la seduta del 5 ottobre 2023” conclusa con il “parere favorevole senza più condizioni” al Pirellino “bensì il dato cronologico non flessibile costituito dall’aggiudicazione del luglio 2023 dell’area di Messina 53 e dalla conseguente possibilità di partecipazione al bando” sugli studentati presentato dal ministero dell’Università e della Ricerca. Bando che “prevedeva tempistiche definite e non modificabili” come la disponibilità dei posti letto entro maggio 2026. Quel “patto corruttivo”, quindi, secondo la difesa non sarebbe basato su prove ma su “mere congetture”, e la misura dei domiciliari va revocata.