Terrore in Centrale, chi è l’aggressore Abrahman Rhasi

Il nordafricano, quasi 24 anni, è apparso dal nulla a luglio in Renania. A febbraio ha cominciato a colpire in Lombardia

Milano, 8 marzo 2023 – Ore 19.30 del 6 febbraio scorso, sul regionale Saronno-Lodi c’è un ragazzo che sta molestando i passeggeri: è salito alla fermata Porta Vittoria del Passante ferroviario, è ubriaco e perde sangue dalla mano sinistra. Alla stazione di Rogoredo, gli agenti della Polfer salgono a bordo e lo fermano: con sé ha un cellulare rubato mezz’ora prima a un trentasettenne sul bus 90. Il giovane nordafricano viene denunciato per furto con strappo e accompagnato al Policlinico San Donato per essere medicato (terrà al polso il braccialetto del triage per un mese).

Dalla Germania

Poi il primo fotosegnalamento in Italia, che lo identifica come Abrahman Rhasi, marocchino nato il 7 maggio 1999. In quel momento, il giovane nordafricano smette di essere un fantasma: a Milano ci è arrivato non si sa quando né come da Bochum, città del land tedesco Renania Settentrionale-Vestfalia, dove il 28 luglio 2022 ha presentato istanza di protezione internazionale. Quella richiesta lo mette al riparo dall’espulsione dall’Italia, anche perché la Convenzione di Dublino prevede che sia il primo Paese europeo in cui il migrante è arrivato (la Germania in questo caso) a prendere in carico la pratica.

In corso Buenos Aires

Il 2 marzo, Rhasi ricompare in corso Buenos Aires: qualcuno lo insegue additandolo come l’autore di un tentato scippo in una traversa dell’arteria commerciale, blindata in quelle ore per il presidio anarchico davanti alla sede di FdI; i poliziotti lo fermano e lo accompagnano ancora in via Fatebenefratelli, ma la mancata denuncia della presunta derubata chiude la vicenda.

Far west in Centrale 

E arriviamo al tardo pomeriggio di due giorni fa, quando, in meno di mezz’ora, rende “palese” la sua “pericolosità sociale”, per dirla con le parole usate dal pm Maura Ripamonti per motivare la richiesta di convalida dell’arresto e di misura cautelare in carcere. Tra le 17.30 e le 18, prende “intenzionalmente di mira solo donne” (saranno cinque alla fine) e non esita “a colpirle con estrema violenza”, minacciandole e ferendole con un coltellino: tra loro c’è pure la ventiquattrenne spagnola Carmen T., alla settima settimana di gravidanza, che viene scaraventata contro un’auto in via Sammartini, presa a pugni e depredata di un i-Phone. Nel corso del quarto raid della serie, il marocchino aggredisce la ventitreenne Grazia P., che sta aspettando sotto casa il fidanzato Lorenzo R., impegnato nel trasloco; quest’ultimo e due passanti, il cinquantasettenne Francesco M. e il sessantottenne Giuseppe Carlo B., corrono in sua difesa e vengono feriti da tre fendenti rispettivamente a torace, spalla e braccio (sono stati dimessi con prognosi tra 15 e 21 giorni). Il ventitreenne riesce a scappare, ma fa poca strada: in viale Doria, i poliziotti motociclisti del reparto Nibbio lo fermano mentre si sta avventando su Francesca M.G. Portato al Fatebenefratelli, è stato dimesso ieri mattina e portato a San Vittore: è accusato di rapina pluriaggravata e lesioni.

Il sindaco

Un’esplosione di violenza che ha riacceso i riflettori sulla Centrale. Dal canto suo, il sindaco Giuseppe Sala ha chiarito: “È un fatto assolutamente grave. Lasciatemi premettere che io non ho mai detto che non c’è un tema di sicurezza, sfido chiunque a trovare mie dichiarazioni in questo senso, ho detto e ribadisco che Milano non è in emergenza. Chi vuole dimostrare il contrario provi a farlo». Detto questo, “il tema è che molte delle città, quasi tutte le grandi città del mondo, vivono questo tipo di problemi. Ora, non si può fare nulla? Certamente no, si può e si deve fare di più”. Il primo cittadino ha rivendicato i risultati degli ultimi tre mesi («27 mila controlli, 337 denunce, 157 espulsioni e 32 arresti”) e aggiunto di essere in contatto costante col prefetto Renato Saccone e col ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (che si è complimentato con la polizia per l’arresto in tempi rapidi): “Con lui condividerò la necessità di avere più risorse, più persone, in divisa, in città”. Durante il confronto, stando a quanto risulta, i due si sono trovati d’accordo sul fatto che servono più agenti a Milano e sull’esigenza di allargare la zona dei controlli oltre la Centrale, toccando anche le zone della movida.

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