Terrore a Milano, scampata all’assalitore: “Mi puntava il coltello alla gola, salva grazie a un passante eroe"

Il racconto di Francesca, aggredita da Abrahman Rhasi: "Mi ha buttata a terra, voleva il cellulare". L’accoltellatore è stato portato in carcere. Deve rispondere di rapina pluriaggravata e lesioni

Soccorsi dopo la folle aggressione in zona Centrale a Milano

Soccorsi dopo la folle aggressione in zona Centrale a Milano

Milano, 7 marzo 2023 -”Ho passato la notte in bianco, appena chiudevo gli occhi rivedevo quell’uomo che mi puntava il coltello alla gola. Vorrei pensare il meno possibile a quello che mi è successo anche se la mente torna sempre lì. Ma ci tengo a ringraziare una persona: uno sconosciuto che mi ha salvata, sollevando di peso il rapinatore e scaraventandolo in mezzo alla strada". Francesca, di 44 anni, è tra i sei passanti aggrediti lunedì sera dal 23enne marocchino Abrahman Rhasi, irregolare in Italia, senza fissa dimora e con precedenti.

Come l’ha aggredita?

"Ero sul marciapiede di viale Doria (all’angolo con viale Brianza, ndr ) quando ho visto uno sconosciuto venire verso di me barcollando. In quel momento c’erano tanti passanti, non erano neppure le 18 e c’era ancora abbastanza luce. Mi ha guardato due o tre volte in faccia con fare sinistro ma non mi sono preoccupata più di tanto. Avevo il telefono in mano perché stavo per fare una telefonata e mi sono spostata di lato per farlo passare. Una volta alle mie spalle, mi ha spinto cercando di strapparmi il cellulare dalla mano. Io ho resistito ma sono stati attimi di terrore".

Che cosa ricorda?

"È durato tutto pochi secondi, mi ha fatto girare su me stessa scaraventandomi contro una macchina parcheggiata. Io ho sbattuto la schiena e le natiche. Non demordeva: voleva prendermi il telefono. Ma io a mia volta non cedevo. Allora mi ha puntato un coltello tra il mento e il collo. Mi sentivo persa, perché nel frattempo era riuscito a buttarmi a terra e stava sopra di me, impedendomi di muovermi".

E a quel punto?

"Tra tutta la gente che in quel momento si trovava in viale Doria, c’è stata un’unica persona che mi è venuta in soccorso: un uomo sui 50 anni che ha fatto uno scatto e si è avventato sul mio aggressore, riuscendo a staccarlo da me e a buttarlo in mezzo alla strada dopo averlo pure disarmato. Un atto eroico. Poi si è lanciato su quell’uomo e lo ha immobilizzato, tenendolo con la pancia a terra. Chiedeva aiuto per tenerlo fermo e io stessa mi sono alzata per dargli una mano. Sono stata volontaria sulle ambulanze e sapevo come fare, anche se in quel momento ero molto scossa e dolorante".

Quindi in due siete riusciti a bloccarlo prima dell’arrivo delle forze dell’ordine?

"Sì, fortunatamente. Anche se non è stato semplice: con una gamba e una mano lo tenevo schiacciato a terra mentre con l’altra mano sono riuscita a telefonare alla polizia. La Volante è arrivata dopo 5 minuti. Sono stati 5 minuti lunghissimi, che non dimenticherò mai".

Ripensandoci ora, e sapendo che la sua aggressione è stata l’ultima di una serie, sceglierebbe ancora di reagire?

"Mi rendo conto di aver compiuto un gesto un po’ da incosciente. Ma non potevo lasciare che mi portasse via il telefono, perché è troppo prezioso per me. E rifarei ciò che ho fatto anche perché quell’uomo, seppur molto pericoloso, non mi sembrava del tutto in sé: barcollava, era in stato di alterazione. Ed era anche stanco dopo tutti i raid a catena, di cui ho però saputo solo dopo. Ciò che mi lascia sbalordita è il fatto che quest’uomo abbia agito di giorno, tra la gente, in strade trafficate, con un senso di impunità. Ha scelto a caso le sue vittime. Per una casualità si può essere aggrediti e questo non è accettabile: non si può uscire di casa con l’angoscia".

Le era già capitato di trovarsi faccia a faccia con un rapinatore?

"Una quindicina di anni fa, due ragazzine nomadi hanno cercato di portarmi via il portafoglio prendendomelo dallo zaino in corso Buenos Aires. Ma me ne sono accorta e sono fuggite".

Ha poi conosciuto l’uomo che l’ha salvata?

"Purtroppo no. Si è allontanato dopo l’arrivo della polizia e, nel trambusto, non ci siamo più parlati. Io poi sono andata a rilasciare la mia testimonianza e, prima, sono stata accompagnata a casa dalla polizia in modo che potessi prendere i miei documenti che in quel momento non avevo addosso".

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