Omicidio di Jessica Mantovani: “Il killer è il mio ex”

Una confidenza riapre il caso irrisolto della 37enne uccisa di botte e gettata in un canale

Jessica Mantovani trovata cadavere a Prevalle

Jessica Mantovani trovata cadavere a Prevalle

Brescia, 8 marzo 2023 – Finora è rimasto un caso irrisolto. Nessuno ha pagato per l’omicidio di Jessica Mantovani, la 37enne di Villanuova sul Clisi che nel giugno 2019 fu pestata e gettata nel canale della centrale idroelettrica di Prevalle. Da allora Giovanni Mantovani, il padre di Jessica, non ha mai smesso di dare battaglia per avere giustizia, ma è sempre rimasto a mani vuote. E ora, proprio mentre anche il secondo indagato è da poco uscito di scena - il tribunale ha rigettato il reclamo della famiglia della vittima all’archiviazione - salta fuori una nuova pista.

Le nuove rivelazioni

Una pista inquietante nata dalle rivelazioni raccolte da una signora, la quale ha avvicinato il papà di Jessica per riportargli la confidenza choc di un’amica ricevuta poco prima di Natale. La donna le avrebbe raccontato di essersi separata dal marito proprio poco dopo il delitto. E Jessica potrebbe c’entrare con la separazione dei coniugi, due albanesi che ora pare vivano in Germania. La sera dell’omicidio il consorte sarebbe rincasato a notte fonda con gli abiti completamente bagnati e sporchi di sangue, e avrebbe spiegato di aver combinato una stupidaggine da cui non avrebbe più potuto tornare indietro.

Relazione nascosta

La moglie sospettava non solo che il marito conoscesse Jessica, ma che lei fosse la sua amante, tanto che da casa erano spariti dei soldi. Dopo averci pensato su, colei che aveva ricevuto la rivelazione, forse taciuta fino a quel momento per tenere al riparo i figli minori dall’inevitabile sconquasso, ha parlato con il signor Mantovani: "Quando mi sono sentito raccontare quelle cose ho ricevuto una cannonata, poi mi sono detto che magari poteva essere finalmente la volta buona per scoprire la verità. Così ho accompagnato la signora dai carabinieri per raccontare tutto”. La denuncia è ovviamente finita in procura e ora sulla vicenda sono in corso degli accertamenti. Le indagini sono ripartite.

Il padre 

"Certo, sono stanchissimo e sfiduciato - bisbiglia con un filo di voce il padre di Jessica - Crederci ancora è davvero dura dopo tutte le batoste ricevute”. L’unico a finire a processo per l’omicidio è stato Giancarlo Bresciani, un 52enne di Prevalle amico della vittima, l’ultimo che si credeva l’avesse vista viva, nel cui appartamento la 37enne si era fatta accompagnare proprio dal padre il pomeriggio prima di morire. Era il 12 giugno 2019. Con quell’uomo Jessica, problemi di tossicodipendenza, condivideva sniffate di coca. Da lui capitava anche che incontrasse uomini con cui faceva sesso a pagamento per pagarsi le dosi. Bresciani al termine dell’abbreviato è stato condannato a 2,8 anni per induzione alla prostituzione, ma assolto dall’accusa di omicidio. Per il giudice, ma nemmeno per il pm di udienza, non v’era prova che c’entrasse con le botte trovate sul corpo della povera donna - trovata con il naso e le costole rotte - e nemmeno che l’avesse trasportata nel canale. Un secondo indagato, un 25enne vicino di casa Bresciani che frequentava il suo stesso giro e che negò di conoscere Jessica nonostante da Bresciani fosse stata rinveuta una sua traccia biologica mista a quello della vittima, in aula non ci è mai nemmeno arrivato. La sua posizione è stata archiviata.