
Telecamere potenziate con l’intelligenza artificiale: un pericolo per la nostra privacy? (Archivio)
Milano, 26 giugno 2025 – “I risultati ottenuti da questo test hanno dimostrato che il modello implementato è efficace nel conteggio e classificazione dei flussi veicolari, assicurando al contempo il rispetto dei requisiti di privacy indispensabili per il trattamento dei dati”. Così recitava, nel febbraio del 2024, una nota di Amat che dava conto di una sperimentazione con telecamere “potenziate” dall’intelligenza artificiale installate in viale Monza e in via Tommaso Pini (dove ha sede la società) per mappare anche i flussi di pedoni e veicoli privi di targa come bici e monopattini.
Ora si scopre, però, che il progetto è finito sotto la lente del Garante della privacy e che, a valle degli accertamenti e del’interlocuzione con l’Agenzia mobilità ambiente e territorio del Comune, l’authority ha comminato una multa da 9mila euro proprio per la violazione di alcuni articoli del Regolamento generale sulla protezione dei dati.
Appreso del test sui media, l’organismo ha iniziato ad approfondire l’argomento, chiedendone conto ad Amat. I tecnici hanno confermato di aver “sviluppato un nuovo strumento tecnologico di rilevazione del traffico, che, sfruttando l’intelligenza artificiale, consente di efficientare la fase di raccolta dei dati di traffico effettuata su campo (numero di veicoli classificati tra autoveicoli, furgoni, camion, bici, moto e monopattini) necessaria per le attività di studio richieste dall’amministrazione comunale”.
I due occhi elettronici sono stati installati lungo le strade individuate dal progetto e poi messe in pre-esercizio e infine in esercizio, “al termine di un periodo di test di funzionamento durato circa un anno”.
Amat ha spiegato nel dettaglio le modalità operative, soffermandosi sull’uso di un software di anonimizzazione per offuscare in 15-20 minuti le targhe dei veicoli e i volti “di tutti i soggetti inquadrati” e sulla fase della “pulizia” per rimuovere dalla memoria il video sorgente del server e archiviare il filmato offuscato per una settimana; il tutto con la supervisione di un operatore, pronto a correggere eventuali errori e a verificare le prestazioni dell’IA con la controprova del calcolo manuale. Di più: l’agenzia ha assicurato di non aver effettuato “nessun tipo di analisi più approfondita delle caratteristiche” dei pedoni ripresi e di aver posizionato i cartelli con l’informativa di primo livello “contestualmente con la posa della strumentazione” (che in totale ha acquisito filmati per 150 ore complessive spalmate su 27 giorni non consecutivi).
D’altro canto, ha aggiunto Amat in una memoria difensiva, “la completa copertura delle immagini dei pedoni e dei veicoli non avrebbe consentito di allenare il sistema IA e ciò avrebbe bloccato questo fondamentale studio”.
Tuttavia, per il Garante, l’agenzia ha commesso una serie di violazioni su più fronti: dal trattamento scorretto dei dati personali (così vanno catalogati i visi delle persone immortalate sui marciapiedi e le sequenze alfanumeriche che identificano un veicolo) all’inidoneità delle informative sulla privacy, fino al potenziale conflitto d’interessi del responsabile della protezione dei dati. Da qui la sanzione, che ha tenuto conto dell’arco temporale limitato, del livello di gravità ritenuto “basso”, del comportamento di Amat e dell’assenza di precedenti.