NICOLA PALMA
Cronaca

Si suicida in cella a San Vittore. Il j’accuse di Comune e sindacati: "Sovraffollamento e pochi agenti"

Il ventiduenne marocchino si è impiccato. Nahum e Giungi: subito un Consiglio comunale in un carcere

La protesta del 2020 dei detenuti a San Vittore contro le condizioni di vita nel carcere

La protesta del 2020 dei detenuti a San Vittore contro le condizioni di vita nel carcere

Il drammatico conto dei suicidi dietro le sbarre è salito a quota 36 nella tarda serata di martedì. L’ultimo detenuto a togliersi la vita in un istituto di pena italiano è stato un ventiduenne di origine marocchina, che si è impiccato nella sua cella a San Vittore: soccorso prima dagli agenti della polizia penitenziaria e poi dai sanitari di Areu, è stato trasportato in condizioni disperate all’Humanitas, dov’è deceduto subito dopo il ricovero. Di lui si sa che era finito in carcere alcuni mesi fa per aver commesso reati contro il patrimonio.

Il gesto estremo, l’ennesimo di una serie che nel 2024 aveva raggiunto la cifra record di 91, è avvenuto a poche ore dal sopralluogo in piazza Filangieri della sottocommissione Carceri di Palazzo Marino. Al termine dell’ispezione, il presidente Daniele Nahum e il vice Alessandro Giungi non hanno potuto che prendere atto di un’emergenza ormai consolidata nel tempo: gli ultimi dati, aggiornati allo scorso 30 maggio sul sito del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, dicono che a San Vittore c’è posto per 483 detenuti in attesa di giudizio e che in realtà ce ne sono 1009, con un indice di sovraffollamento pari al 208,9% (in leggerissimo calo rispetto ai rilevamenti precedenti). Numeri che piazzano la casa circondariale al terzo posto della poco lusinghiera classifica degli istituti di pena più gremiti del nostro Paese, dietro a Lucca (90 detenuti per 38 posti con il tasso del 236,84%) e Foggia (676 detenuti per 310 posti con il tasso del 218,06%); in ventiquattresima posizione spicca pure la sezione femminile di San Vittore, che conta 82 recluse a fronte di 46 letti effettivamente disponibili (178,26%).

Nahum e Giungi hanno posto l’attenzione anche sulla cronica carenza di personale: "Servirebbero almeno 150 agenti in più di polizia penitenziaria per rispettare il numero di agenti previsti dell’organico". Inevitabilmente, queste statistiche al ribasso non fanno che generare "situazioni di grande stress e fatica nelle donne e negli uomini della polizia penitenziaria che si trovano a svolgere turni massacranti", la presa di posizione. E ancora: "Denunciamo inoltre che il governo ha tagliato di oltre il 30% i fondi destinati alla manutenzione del carcere di San Vittore". Conclusione: "Siamo sempre più convinti che siano necessari decreti di amnistia e indulto per affrontare questa situazione critica. Per questo motivo, e con la ferma convinzione che Milano debba dare un segnale forte e tangibile, chiediamo a tutte le istituzioni di attivarsi per svolgere un Consiglio Comunale all’interno di un carcere".

"Reclusi e operatori accomunati dal perdurante calpestio dello Stato di diritto, che infligge ai primi modalità di detenzione diffusamente illegali e spesso inumane e ai secondi condizioni di lavoro indegne di una repubblica che fonda proprio sul lavoro la sua democrazia – l’accusa di Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa polizia penitenziaria –. 16mila detenuti oltre la capienza massima delle carceri e 18mila unità mancanti alla polizia penitenziaria, sempre più depauperata nelle carceri anche per le massicce quanto inopinate assegnazioni di agenti a uffici ministeriali ed extrapenitenziari, richiedono interventi tangibili e immediati. La situazione è esplosiva e va sempre più deteriorandosi".