
Rocco La Cognata, 33 anni, durante un allenamento-esibizione di Thai Boxe
Sesto San Giovanni (Milano), 18 luglio 2025 – “Non è importante come colpisci. L’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi. E, se finisci al tappeto, se hai la forza di rialzarti. Così sei un vincente”. Ancora, “per imparare a boxare basta una notte. E una vita intera per imparare a combattere. Nella vita non contano le parole, contano i fatti. Tu sei l’artefice della tua vita. Nessuno può interferire. Segui il tuo obiettivo”. Erano le frasi che ripeteva sempre, prima a sé e poi agli altri, Rocco La Cognata, il campione di Thai Boxe di 33 anni che mercoledì sera ha perso il controllo della sua moto mentre viaggiava lungo via Risorgimento a Luisago. Era originario di Gorla Minore, lavorava in Svizzera. Si allenava a Marnate, ma si era trasferito a Sesto San Giovanni. “Ha vinto più volte il titolo italiano. Non ci sono parole. Era un campione. Non solo sul ring, ma anche nella vita”, dicono gli amici Giacomo e Nadia.
“Ci siamo sentiti solo il giorno prima. Mi mancherà tantissimo. Ora da lassù veglierà sui suoi due figli. Ci mancherà il suo splendido sorriso”, continua Emanuele. Negli ultimi mesi aveva rallentato l’attività per impegni lavorativi e per il suo trasferimento a Sesto. “Con lui se ne va un padre premuroso di due figli piccoli, un compagno amorevole, un atleta esemplare e un amico sincero – spiega il coach Vincenzo Anastasi – ma anche un punto di riferimento per tutto il mondo degli sport da combattimento: pluricampione italiano di thai boxe e K1, era un volto noto e rispettato per la sua forza, la sua correttezza e determinazione. Rocco è stato il più forte atleta che io abbia mai allenato e il più rispettoso, leale e il più vero”. Mercoledì sera la moto è uscita di strada: Rocco è caduto ed è stato sbalzato a terra, lo schianto non gli ha lasciato scampo. I soccorritori del 118 lo hanno trasportato in elisoccorso in ospedale, dopo i tentativi di rianimarlo e di stabilizzarlo, ma per lui non c’è stato nulla da fare. “Quando l’ho conosciuto, ero ancora un’atleta anch’io – racconta Mirela Ndrepepaj, presidente della sua società di Marnate, la Fighting Ground Boxing –. Dopo gli allenamenti ci fermavamo spesso a parlare. Quando sono diventata presidente ho avuto l’onore di accompagnarlo nella sua crescita e l’ho visto trasformarsi in uomo, atleta e padre. Aveva una grande forza, una forza rara, ed era un esempio per tutti gli altri atleti, ma non solo”.