NICOLA PALMA
Cronaca

Marco Cutrona, falciato e ucciso a 20 anni da un ubriaco. “Stava vivendo il periodo più sereno della sua vita”

Il ricordo commosso del datore di lavoro e dell’insegnante del giovane investito in via Canova a Milano, mentre alle 4 andava al lavoro, dall’auto di un 50enne risultato positivo all’etilometro. Il titolare Simone Lisandri: “Si era ripagato il monopattino con il lavoro, lunedì sarebbe andato in ferie"

La vittima dell’incidente Marco Cutrona, tanto impegno e un lavoro da panettiere

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Milano – “Era un ragazzo d’oro, volenteroso: aveva il fortissimo desiderio di imparare questo mestiere e si impegnava a fondo per realizzare i suoi sogni”. Simone Lisandri fatica a trattenere le lacrime: è stato lui, due anni fa, ad assumere Marco Cutrona un periodo di scuola-lavoro. “Due anni e tre giorni fa”, ricorda commosso il titolare del forno di via Fiamma 20 che porta il suo cognome, a voler ribadire l’affetto che aveva per il ventenne falciato ieri notte da un’auto in via Canova proprio mentre si stava recando in monopattino in zona Risorgimento per iniziare il turno alle 4.

“Siamo stati proprio noi a regalarglielo, con il caschetto”, spiega Lisandri. Per poi correggersi dopo pochi secondi: “Anzi, lui se l’era ripagato per intero”. Anche per quello, aveva scelto di cominciare tre ore prima, non più alle 7. Non solo per quello, però: “Voleva apprendere il più possibile”. Il panettiere cerca le parole più lusinghiere e dolci per tratteggiare la figura di un “ragazzo d’oro, straordinario, che aiutava la mamma”: ci tiene a far emergere il ritratto di un giovane che non si tirava mai indietro, disposto ai sacrifici per raggiungere gli obiettivi che aveva in testa, innamorato di una professione che tanti suoi coetanei scarterebbero per la fatica e gli orari inconciliabili con le serate con gli amici e la movida notturna.

Marco Cutrona, il 20enne di Cinisello, morto nell'incidente a Milano
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Marco era nato a Cinisello Balsamo, dove vive ancora oggi il padre, ma abitava in uno stabile di via Traiano, al Portello, con la madre e il nonno di origini bulgare: “Quando la mamma andava a lavoro, lui rimaneva a casa per accudire il nonno”, chiosa Lisandri. Ieri notte lo ha aspettato a lungo, ha sperato che avesse avuto un inconveniente. Poi ha iniziato a chiamarlo, ma il ventenne era già morto, travolto a due passi dall’Arco della Pace dall’Audi TT guidata da un cinquantenne risultato positivo all’etilometro (con valori di etanolo nel sangue più che doppi rispetto al limite massimo consentito dalla legge). Il primo a sapere del decesso di Marco è stato il padre, anche perché anagraficamente risultava domiciliato a casa dell’uomo a Cinisello.

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Nel Comune del primo hinterland nord, e in particolare nell’istituto di formazione professionale Ciofs (acronimo che sta per “Centro italiano opere femminili salesiane”), Marco aveva sviluppato la sua passione per la panificazione, seguendo il corso di operatore della trasformazione agro-alimentare.

Pure nella struttura di via Laura Vicuna ha lasciato un ricordo indelebile nelle persone che lo hanno conosciuto. A nome di tutte loro parla un’ex insegnante, che ne mette in fila il percorso travagliato da adolescente e la ritrovata serenità in famiglia e negli affetti personali: “Sapeva farsi volere bene, ha lottato tanto – ci dice la donna al telefono –. Ha passato un periodo difficile, come capita a tanti della sua età, ma grazie al lavoro e ad alcune relazioni importanti stava vivendo ora il periodo più sereno della sua vita”.

Un periodo interrotto nel modo più drammatico e crudele, alle 3.20 di un giovedì di giugno. Per Marco sarebbe stato il penultimo giorno di lavoro: trascorsi il venerdì in via Fiamma fino alle 14 e il weekend a casa, il ventenne sarebbe partito lunedì con la madre per trascorrere un periodo di vacanza in Bulgaria. Un viaggio che purtroppo non farà mai.