
Il momento in cui gli antagonisti hanno acceso i fumogeni per cambiarsi d’abito
Milano, 20 maggio 2025 – I quaranta del blocco nero si sono cambiati dietro la nebbia artificiale di fumogeni verdi e rossi. Il corteo si è fermato in via Carducci alle 15.57: i manifestanti delle prime file, schierati dietro lo striscione “Make Europe Antifa Again” rinforzato con aste di legno e pannelli di plexiglas, hanno indossato caschi, tute, mefisto e mascherine, riemergendo come un unico black bloc.
Un black bloc che poi ha fronteggiato le forze dell’ordine in due diversi momenti del corteo contro il Remigration Summit, sfidando prima l’idrante della polizia e poi i lacrimogeni. Su di loro si stanno concentrando gli accertamenti investigativi degli specialisti della Digos, che stanno passando al setaccio le immagini per dare un nome agli aggressori: una prima informativa sui fatti di sabato pomeriggio dovrebbe arrivare già oggi sul tavolo della Procura con la ricostruzione dell’accaduto, in attesa di ulteriori integrazioni con le generalità di coloro che verranno man mano identificati.

Il punto-chiave
Il punto-chiave da cui partire è proprio via Carducci: lì, a pochi minuti dalla partenza da largo Cairoli della manifestazione non preavvisata alla Questura (e della mancata interlocuzione con via Fatebenefratelli potrebbero rispondere alcuni dei presunti organizzatori a volto scoperto alla testa del serpentone), l’avanguardia della protesta antagonista ha mutato aspetto per non rendersi riconoscibile.

Immagini al setaccio
Tuttavia, i fotogrammi registrati dalle telecamere di videosorveglianza installate nella zona della stazione Cardona, nonché le immagini girate dalla Scientifica, potrebbero aver ripreso quelle facce prima che sparissero dietro i passamontagna, specie se i “neri”, come sembra verosimile, hanno mantenuto le stesse posizioni prima e dopo la “vestizione”. I frame verranno passati al setaccio con estrema attenzione anche per trovare eventuali corrispondenze con capi di abbigliamento particolari, in grado di dare il “match” giusto con la persona individuata.
I reati ipotizzati
I reati ipotizzati sono quelli di resistenza a pubblico ufficiale aggravata, getto pericoloso di cose e travisamento. Sì, perché in via Leopardi gli assaltatori mascherati – alcuni provenienti dall’estero – si sono scagliati contro lo sbarramento di camionette e grate a presidio dell’ingresso laterale della stazione Cadorna: l’obiettivo dichiarato era infatti quello di raggiungere i binari per prendere un treno con destinazione Gallarate, dove in mattinata si era svolto l’evento dei suprematisti bianchi al Teatro Condominio.
I black bloc hanno provato ad aprirsi la strada lanciando petardi, fumogeni e bottiglie di vetro, ma sono stati respinti prima con una carica dei poliziotti in assetto anti-sommossa e poi con l’idrante.
Obiettivo
Dopo alcuni minuti di muro contro muro, il corteo è tornato indietro e ha raggiunto piazza Virgilio, per poi percorrere via Caradosso e puntare dritto verso corso Magenta e il secondo obiettivo sensibile della zona, il Palazzo delle Stelline sede di un ufficio distaccato del Parlamento europeo e di una rappresentanza diplomatica della Commissione europea.

Il secondo assalto
Pure in quel caso, i “neri” sono partiti all’attacco con lo stesso schema, prima con i fumogeni e poi con petardi e bottiglie; i lacrimogeni ne hanno rintuzzato il blitz, costringendo i manifestanti a fare dietrofront per chiudere il corteo a Pagano.
La fuga in metropolitana
In via del Burchiello, protetti da un cordone di persone in cerchio, i ragazzi delle prime file hanno ri-assunto le sembianze della partenza, sparendo in metropolitana. Pure le immagini dell’ultima fase finiranno sotto la lente degli investigatori guidati dal dirigente Antonio Marotta.