
In piazza San Babila oltre mille persone e settanta tra partiti, sindacati e associazioni coi Modena City Ramblers
Dal camion-palco di San Babila, pavesato con lo striscione "Buono come il pane, bello come l’antifascismo" che diede scandalo nel sobrio 25 Aprile di Ascoli Piceno, sparano altissimo: "Siamo trentamila!". Comunque lì sotto, a cantare “Bella ciao” coi Modena City Ramblers dal vivo, ci sono oltre mille persone e sicuramente più di "quelli che si sono chiusi a Gallarate per ribadire concetti discriminatori che non accettiamo e che la Costituzione non accetta. Grave che il Governo dia loro sponda", ragiona la segretaria del Pd Elly Schlein che sul palco ha declamato l’articolo 3 della Carta, in una mini-maratona con altri rappresentanti di associazioni, partiti e sindacati.
Che sono una settantina in piazza, dall’Anpi all’Arcigay, dagli arcobaleni alle falci e martello alle bandiere palestinesi, dal Pd ai 5 Stelle, e "alcuni che saliranno su questo palco hanno idee diverse dalle nostre, ma crediamo che il dibattito sia un fondamento della democrazia", esordiscono i MCR prima di fare appello a votare ai referendum dell’8 e 9 giugno sulla cittadinanza e sul lavoro. Sente "il quorum vicino" il segretario della Cgil Maurizio Landini, e ricorda che "a tutte le forze politiche stiamo chiedendo non come votano, ma di dire a tutti di andare a votare. Altre furberie fanno male a chi le fa", aggiunge prima di dar voce all’articolo uno – "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro" - sullo stesso palco dove poi Ivan Scalfarotto, senatore dell’Italia viva del padre del Jobs Act, leggerà l’articolo 27 (sulla responsabilità penale).
C’è anche chi infila due parole dopo il suo pezzo di Carta, come Angelo Bonelli di Avs, che si rivolge al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: "Lasci stare le bandiere palestinesi e cacci i fascisti dall’Italia". Saverio Ferrari, dell’Osservatorio democratico sulle nuove destre, cita a proposito la dodicesima disposizione transitoria (il divieto di ricostituzione del partito fascista) e dice che "sarebbe ora di applicare l’articolo 1, comma secondo della legge Mancino".
Il riferimento è naturalmente al Remigration Summit, terminato ormai da qualche ora nel Varesotto dopo aver seminato cinque contromanifestazioni in due giorni sulla via dei tentativi precedenti, inclusa Milano ma "abbiamo fatto capire loro che questa città è un’altra cosa", dice il segretario milanese del Pd Alessandro Capelli. "Non sono idee forti, sono idee infami", replica sempre a Piantedosi il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni prima di salire a declamare l’articolo 33 dal palco di questa che è la piazza pacifica delle due in città. Dove arrivano anche gli attivisti del Cantiere; non riescono a sentire che sì, dal palco è stato detto anche che i Cpr sono fuori dalla Costituzione, ma sentono l’audio del sindaco Beppe Sala che legge l’articolo 11 ("L’Italia ripudia la guerra"), e viene fischiato, da loro ma anche da altre persone in manifestazione.
Tocca a Primo Minelli, il presidente milanese dell’Anpi, fare il discorso che tiene tutti insieme, a difesa della "Milano antifascista, Medaglia d’oro della Resistenza, internazionale, col coeur in man; la Milano di Greppi, di Martini, di Pertini (che cita: "Il fascismo non è un’opinione, è un crimine")"; che "realizza le aspirazioni di chi vuol migliorare la propria vita e guarda al futuro, una società diversa che c’è già. Le destre peggiori iniziano come minoranze che si muovono nel buio, dalle parole d’odio alla violenza il passo è breve: è la storia del Novecento. Noi dobbiamo reagire come i nostri padri partigiani, schierarci dalla parte della libertà contro la repressione, della pace contro il terrorismo e la guerra, della democrazia contro la barbarie che sta tornando". E intanto "chiamare le persone a votare contro chi vuole un Paese per pochi".