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Morto Remigio Radolli, il gioielliere di Cinisello Balsamo che diventò simbolo della legittima difesa

Nel 2009 colpì un giovane albanese che lo aveva aggredito nel suo negozio insieme a un complice. Ha lavorato alla fine, con i suoi Ray-Ban anni Ottanta e i baffi inconfondibili. "I miei clienti sono amici", diceva. Il sindaco Ghilardi: “Ha vissuto momenti difficili, ma giustizia ha riconosciuto il suo diritto a difendersi”

Remigio Radolli davanti al suo negozio a Cinisello Balsamo

Remigio Radolli davanti al suo negozio a Cinisello Balsamo

Cinisello Balsamo, 4 settembre 2025 - Cinisello Balsamo saluta uno dei suoi commercianti più noti, che 16 anni fa era balzato alle cronache per una rapina finita con una sparatoria. È morto Remigio Radolli, il gioielliere di Cinisello Balsamo che il 16 aprile 2009 colpì un giovane albanese che lo aveva aggredito nel suo negozio insieme a un complice. Le immagini ripresero tutto, anche quella colluttazione che si concluse con una sparatoria. "Ho questa pistola da 40 anni. Non l'avevo mai usata prima. Ma davanti a tanta brutalità, cosa avrei dovuto fare?", aveva raccontato, suscitando anche il sostegno da parte dei colleghi commercianti e non solo.

Simbolo della legittima difesa

La sua vicenda lo aveva infatti trasformato nel simbolo della legittima difesa nel dibattito politico nazionale che ne era scaturito. Solo un anno prima, la sera del 3 febbraio 2015, Graziano Stacchio aveva impugnato il fucile e sparato contro i banditi che stavano assalendo la gioielleria Luxò di Roberto Zancan a Nanto, di fianco al suo distributore di benzina. Prima ancora, il 26 aprile 2012, Franco Birolo, tabaccaio di Civè di Correzzola Padova, uccise un ragazzo moldavo che aveva tentato un furto nel suo negozio.

Il negozio in centro a Cinisello Balsamo

Radolli aveva aperto la gioielleria, che porta il suo cognome, nel giugno del lontano 1972 in via Garibaldi, sotto i portici della strada dello shopping, in pieno centro storico cinisellese. E lì è restato fino alla fine, con i suoi Ray-Ban anni Ottanta e i baffi inconfondibili. "I miei clienti sono amici". In quel negozio era rientrato subito, tre settimane dopo l'assalto, appena i locali erano stati dissequestrati.

La vicenda giudiziaria 

Lungo e complesso il caso giudiziario. Già in Appello le pene dei suoi assalitori furono praticamente ridotte a un terzo e derubricate a semplice rapina. Di "scempio della giustizia" parlò Radolli, che in primo grado era stato indagato e poi scagionato per eccesso di legittima difesa dopo che aveva sparato al proprio aggressore. "Ci penso ogni mattina, quando alzo la serranda ed entro in negozio. Ci penso ogni volta che mangio e che devo fare i conti con i denti rotti e le mascelle fratturate. Per me questa vicenda è una condanna a vita, per loro i giudici l’hanno trasformata quasi in una bravata".

Il sindaco Ghilardi: “Era un uomo generoso”

Anche il sindaco Giacomo Ghilardi ha ricordato lo storico negoziante. "Remigio è stato molto più di un commerciante: un uomo generoso, sempre pronto a scambiare un saluto sulla porta del suo negozio. La sua vicenda, entrata nelle case degli italiani attraverso i telegiornali, lo ha reso simbolo di dignità e coraggio. Ha vissuto momenti difficili, ma la verità e la giustizia hanno riconosciuto il suo diritto a difendersi e a difendere la sua vita. In quell’occasione in molti lo hanno sostenuto e hanno creduto in lui. Remigio, oggi ti ricordiamo così: come un gigante buono, un uomo semplice che ha saputo farsi volere bene".