
PIOLTELLO - 25-01-2018 - ARCHIVIO - DERAGLIAMENTO TRENO - FERITI - VIGILI DEL FUOCO - POLIZIA - CARABINIERI - SOCCORSI - FOTO CANALI - PER REDAZIONE MARTESANA/METROPOLI - PINCIONI/CANGEMI
Milano, 23 luglio 2024 – I pm di Milano Maura Ripamonti e Leonardo Lesti hanno chiesto 8 anni e 4 mesi di carcere per l'ex ad di Rfi, Maurizio Gentile, e altre 4 condanne per ex dirigenti, dipendenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana nel processo sul disastro ferroviario di Pioltello, in cui il 25 gennaio 2018 in seguito al deragliamento del regionale Cremona- Milano Porta Garibaldi morirono tre persone e oltre 200 rimasero ferite.
Chiesta anche la condanna di Rfi a 900mila euro di sanzione pecuniaria. Per altri tre imputati è stata chiesta l'assoluzione.

Le richieste di condanna
La Procura di Milano ha chiesto di condannare l'ex amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile e l'allora direttore della direzione produzione Umberto Lebruto a 8 anni e 4 mesi.
Per gli altri tre imputati, tutti dirigenti del gestore dell’infrastruttura, i pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti hanno chiesto condanne da 6 anni e 10 mesi (Andrea Guerini e Marco Albanesi) a 7 anni e 10 mesi (Vincenzo Macello).
A tutti loro - secondo gli inquirenti - vanno riconosciute le attenuanti generiche per aver risarcito le parti offese e per il loro comportamento processuale.
Le richieste di assoluzione
Sollecitata l'assoluzione invece per Moreno Bucciatini, l'allora capo del reparto programmazione e controllo dell'unita' territoriale linee sud di Rfi; Ivo Rebai, ex responsabile della struttura operativa ingegneria della Dtp di Milano e Marco Gallini, all'epoca dirigente della struttura organizzativa di Rfi - servizi per i rotabili e per la diagnostica.
La requisitoria
«Se un treno deraglia non a 140 chilometri all'ora, ma a 50 - ha aggiunto il pm -allora quasi sicuramente non muore nessuno». In un altro passaggio della lunga requisitoria è poi stato sottolineato che «non potendo sostituire tutti i giunti, si finisce per accettare il rischio che qualche giunto si rompa. O si interviene tempestivamente in continuazione oppure ogni tanto qualcosa si rompe. Intervenire ogni tanto costa meno».
Le cause
Il deragliamento, stando alle indagini, avvenne infatti a causa della rottura di uno spezzone di rotaia di 23 centimetri nel cosiddetto «punto zero» sopra un giunto in pessime condizioni. Per la Procura quello di Pioltello fu un incidente causato da una lunga serie di «omissioni» nella «manutenzione» e nella «sicurezza», messe in atto solo per risparmiare.
La difesa
“Per i pm di Milano gli ingegneri Umberto Lebruto (allora direttore della Direzione produzione di Rfi) e Vincenzo Macello (all'epoca direttore della Direzione territoriale produzione di Milano) non hanno evitato il disastro ferroviario di Pioltello. Per l'ennesima volta si pretendono condanne per ruoli apicali. Il reato è diventato una colpa per talune categorie sociali. Una deriva ignota al mondo civile occidentale”. Lo sostiene l'avvocatessa Ambra Giovene, difensore di Lebruto e Macello, imputati nel processo. “Il processo ha dimostrato che ogni scelta è stata compiuta nel rispetto di un sistema complesso, correttamente regolato, certificato e organizzato. Ma osservare la legge non basta. Il sospetto è diventato regola di giudizio e la responsabilità da posizione pare tranquillizzare gli animi. È l'unico modo per non rendere giustizia né agli imputati né alle vittime. Le richieste di condanna non hanno alcun fondamento probatorio e si fondano su un pregiudizio che non dovrebbe mai trovare ingresso in un'aula di tribunale” conclude il difensore.