Milano – Sarebbe stata individuata la donna “misteriosa” dell'omicidio di Yuri Urizio, il 23enne ucciso con una stretta al collo nella notte tra martedì e mercoledì a Milano da Cubaa Bilel (o Kobaa Bilel), un ventottenne tunisino ora in carcere che ha detto di aver agito per difendere una donna. Ma di lei, effettivamente apparsa nei filmati delle telecamere, non c'era traccia. Oggi sarebbe stata individuata dalla Polizia anche se sono in pieno corso accertamenti.
L’incontro in Darsena
Sono le 3.51 di mercoledì 13 settembre. Una telecamera inquadra l’angolo tra viale Gorizia e il Naviglio Pavese, di fronte alla Darsena, zona di pub e movida. Ci sono tre persone che stanno parlando: la situazione sembra tranquilla, gli atti d’indagine sottolineano l’assenza di uno "stato di animosità tra le parti". Poi succede qualcosa. Nei filmati c’è un buco di un minuto, perché l’occhio elettronico è di quelli basculanti che ruotano a intervalli regolari, ma i frame precedenti non giustificano il repentino cambio di scenario.
L’aggressione
Ore 3.52: la donna si allontana "con passo tranquillo" verso piazza XXIV Maggio, i due ragazzi sono a terra. "Più precisamente – metterà a verbale il testimone-chiave – vedevo un uomo di carnagione olivastra, corporatura robusta, di circa 30 anni, indossante una maglietta a righe e pantaloni rossi, il quale si trovava disteso con il proprio corpo sopra un altro uomo di origine caucasica di circa 25 anni, capelli chiari corti, indossante un jeans e una t-shirt scura. In tale fase, l’uomo di carnagione olivastra stringeva con forza il collo del ragazzo caucasico, fino a fargli perdere i sensi. A questo punto decidevo di intervenire intimando al ragazzo di carnagione olivastra di lasciare la presa".
I soccorsi
Dal momento in cui entra in scena il passante (3.55) a quello in cui Kobaa molla la presa (3.59), passano quattro lunghissimi minuti, forse decisivi per provocare la morte di Yuri. Poi arriva la Volante Duomo dell’Upg: il ragazzo ha il volto coperto di sangue, presenta varie tumefazioni, ma respira ancora. In un amen, però, va in arresto cardiaco: il capo equipaggio se ne accorge e si china su di lui per praticargli il massaggio cardiaco, aiutato da un uomo che si qualifica come paramedico; nel frattempo, l’altro poliziotto ammanetta il tunisino e lo fa sedere nell’auto di servizio. Yuri viene ricoverato al Policlinico in stato di incoscienza: i medici temono sin dall’inizio che quella stretta alla gola possa avergli provocato danni cerebrali permanenti.
Nel pomeriggio del 15 si è arreso: allo scoccare delle sei ore di assenza di attività cerebrale, i medici ne hanno dichiarato il decesso. Poco dopo, il gip Angela Minerva ha convalidato l’arresto di Kobaa (o Bilel Cubaa con altro alias), disponendo la misura cautelare del carcere per il reato di tentato omicidio. Un reato purtroppo superato dalla morte di Yuri: ora l’accusa è omicidio.
Chi era la vittima
Yuri Urizio avrebbe compiuto 24 anni il prossimo 30 ottobre. Le foto sui social ne raccontano il lavoro come cameriere, con esperienze al Maio Restaurant della Rinascente e in locali della Costa Azzurra e della zona del parco Sempione. E poi gli scatti sorridenti con la madre, con cui viveva da circa due anni in un appartamento in zona Tibaldi, e la passione calcistica per la Reggina, ereditata dalle origini calabresi dei genitori. Capelli biondi e occhi azzurri, Yuri era nato a Como, ma a fine 2021 si era trasferito a Milano per andare a vivere con la madre. Il padre lo aveva perso undici anni fa, come lui stesso aveva ricordato con un post su Facebook il 12 aprile 2022: "Grazie per proteggermi sempre dall'alto", la sua dedica.