ANNA GIORGI
Cronaca

Omicidio per due cuffie da 14 euro. In aula le dichiarazioni del killer: "Non volevo uccidere, solo rapinare"

Rezza, reo confesso dell’accoltellamento mortale, chiede scusa e si dice pronto alla giustizia riparativa "Lui ha reagito e la lama si è conficcata, non pensavo di avergli fatto male, l’ho saputo da internet".

L’ultimo selfie di Manuel Mastrapasqua al lavoro prima di essere ucciso

L’ultimo selfie di Manuel Mastrapasqua al lavoro prima di essere ucciso

"Non volevo ucciderlo, solo rapinarlo: chiedo scusa e sono pronto alla giustizia riparativa". Daniele Rezza, imputato davanti alla Corte di Assise per aver ucciso il 31enne Manuel Mastrapasqua lo scorso ottobre a Rozzano, ha reso dichiarazioni spontanee in aula.

Per la giustizia riparativa però, servirà l’accordo della famiglia della vittima che, al momento, non è orientata ad una collaborazione. Manuel stava tornando a casa dopo il turno di lavoro da magazziniere al supermercato Carrefour di via Farini, a notte fonda. Erano le 2.45 stava chattando con la fidanzata Ginevra, quando l’assassino lo ha aggredito. La dinamica è stata ripresa dalle telecamere che inquadrano Rezza in via Trento mentre, vestito di nero e con un cappellino bianco in testa, cammina "con un coltello nella mano destra", che poi "nel prosieguo delle immagini occulta tra i pantaloni e il giubbotto", Rezza, reo confesso, ha ammesso di essersi accorto di aver accoltellato Mastrapasqua: "Ho visto che la lama l’ha colpito, ma non ho visto tracce di sangue - ha continuato l’imputato - Appena ho tolto il coltello sono scappato senza neanche voltarmi".

Sostiene di aver scoperto della morte del 31enne solo il giorno dopo e tramite internet: "non pensavo di averlo ammazzato, non pensavo nemmeno di avergli fatto del male, non era mio intento". E ancora: "Mi sono avvicinato con il coltello per farmi dare quello che aveva e lui ha reagito, si è innervosito. Mi è saltato addosso", ha aggiunto. Una ricostruzione che la mamma della vittima, presente in aula, ha negato ad alta voce: "Non è vero, non ci credo", ha detto.

Versione a cui non credono i familiari, ma nemmeno la pm Letizia Mocciaro anche perché la consulenza depositata dal genetista Pasquale Linarello ha escluso la presenza di dna sotto le unghie della vittima e quindi non sono stati rilevati eventuali segni di difesa dall’aggressione. In aula sono stati sentiti come testimoni, oltre ai carabinieri del Nucleo investigativo e della squadra omicidi anche il miglior amico di Mastrapasqua che ha escluso la risposta violenta al tentativo di rapina.

"Ci conoscevamo da più o meno 18 anni - ha raccontato l’amico- lui abitava sopra l’appartamento di mia nonna e ci vedevamo quasi ogni giorno. Come un fratello, Un fratello che non ho mai avuto. Non è mai stato aggressivo, piuttosto di litigare preferiva allontanarsi". Rispondendo alle domande dell’avvocato Roberta Minotti, che assiste i familiari, l’amico ha poi descritto Manuel come una persona "molto gentile, premurosa e mite". L ’accusa è omicidio volontario pluriaggravato anche dai futili motivi e rapina. La presidente della Corte, Antonella Bertoja, ha rinviato all’udienza al 2 luglio per requisitoria e difese.