
In alto a sinistra lo ’Zio’ Vittorio Boiocchi, alla sua destra Andrea Beretta Sotto a sinistra Marco Ferdico e a destra Antonio Bellocco, ucciso da Beretta
Milano, 28 maggio 2025 – Ogni interrogatorio aggiunge un tassello alla ricostruzione di mandanti ed esecutori dell’omicidio di Vittorio Boiocchi, lo “Zio”, lo storico capo ultrà interista ammazzato a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa, al quartiere Figino, periferia ovest di Milano. Pietro Andrea Simoncini, il padre della compagna di Marco Ferdico, ex numero due della Curva Nord, ha reso piena confessione davanti al pm Paolo Storari e, difeso dall’avvocato Mirko Perlino, ha confermato la ricostruzione dell’ormai collaboratore di giustizia ed ex leader della curva Nord, Andrea Beretta, il quale ha ammesso di essere stato il mandante dell’uccisione per l’affare del merchandising e per gli altri business legati alle curve.
Il movente dell’omicidio: a Beretta, successore di Boiocchi, pesava molto il ruolo che quest’ultimo voleva mantenere, una volta tornato libero dopo una lunga carcerazione: da lì il piano di ucciderlo. Beretta ha quindi ammesso di essere stata la mente e quindi il mandante, affidando l’esecuzione, concordando un prezzo di 50mila euro, a Marco Ferdico e al padre Gianfranco.

Cinquantamila euro per eliminare quello che era stato fino a quel momento il leader della Nord, per prendere definitivamente il suo posto e i profitti dei business e merchandising. Sarebbe stato un altro ultrà interista, Mauro Nepi (indagato, ma non arrestato), anche lui già finito in carcere nel maxi blitz sulle curve, a suggerire a Beretta di rivolgersi ai Ferdico. E questi ultimi per il ’progetto’ si sarebbero rivolti, come esecutori materiali, a Daniel D’Alessandro ‘Bellebuono’, riconosciuto poi dagli investigatori anche per un tatuaggio sotto l’occhio a forma di lacrima come ’simbolo’ dell’omicidio commesso, e a Simoncini stesso, salito a Milano appositamente per l’esecuzione.

Cristian Ferrario, altro ultrà interista, invece, si sarebbe intestato la moto usata per l’agguato. Anche Marco Ferdico un paio di settimane fa, aveva confessato di essere stato tra gli organizzatori dell’omicidio. Simoncini, legato alla ‘ndrangheta, ha confermato, nel verbale che era lui alla guida dello scooter e che a sparare sarebbe stato D’Alessandro, bloccato in Bulgaria dagli investigatori e poi estradato in Italia. Ora, dopo la confessione di Simoncini, che cambia lo scenario delle difese, a stretto giro potrebbero arrivare anche quelle degli altri.
Dopo le due confessioni degli ultimi giorni davanti ai pm, la strada sembra ormai spianata anche per quelle degli altri tre arrestati. Una mossa con cui le difese cercano anche di evitare condanne all’ergastolo in Corte d’Assise. Il delitto di Boiocchi era rimasto a lungo irrisolto anche per il muro di omertà che aveva coperto mandanti ed esecutori. Nel primo interrogatorio del 12 maggio gli arrestati si erano avvalsi della facoltà di non rispondere.