
Occhialeria sociale ha aperto al Corvetto, a Milano
Milano – Non solo lenti. Occhiali, sì, ma anche un modo diverso di guardare il mondo mettendo a fuoco la sostanza spogliata dalle apparenze. Dalla "fuffa", come dice Gino Repetto, quarantottenne, ideatore della “Occhialeria sociale“ che ha appena aperto il suo primo negozio a Milano (dopo Genova, Torino, Pavia e Vigevano) nel quartiere Corvetto in via Pomposa 2 – ingresso in via Ravenna –, con il supporto della farmacia di quartiere Abbazia di Chiaravalle. "Sono uno spacciatore di lenti" ama definirsi citando De Andrè, con in testa quell’ottico che invece di vendere strumenti per correggere la vista fornisce oggetti speciali, "per improvvisare occhi contenti".
Lui, genovese, è nato professionalmente come farmacista. "Lavoravo per una casa di produzione di farmaci equivalenti", racconta. Quelli che hanno lo stesso principio attivo delle medicine di marca ma costano meno. "Perché non fare lo stesso con gli occhiali?" si è domandato. Così ha cambiato mestiere, sempre con “quell’ottico“ in testa e un principio cardine: "Vedere è un diritto di tutti. La mia missione è far sì che gli occhiali non siano un lusso ma un bene primario a disposizione di chiunque ne abbia bisogno".
Senza il surplus, "quindi senza brand, senza marketing, senza testimonial famosi" – basti dire che la pubblicità è il volto di una modella disegnata con il gesso su una lavagna, per scimmiottare le pubblicità “vere“ – restano lenti e montature. "Nel mio negozio si trovano occhiali da vista completi da 25 euro, multifocali da 80. Un paio gratis per chi ha un Isee inferiore a 10mila euro. Con controllo della vista gratuito e strumenti all’avanguardia, perché su questo non lesiniamo. E a disposizione dei clienti c’è un ottico qualificato". Fabio Guarnera, che ha un’esperienza di 15 anni alle spalle. "Lavoravo in un negozio del centro ma volevo cambiare. Per caso mi sono imbattuto in un annuncio fuori dalle righe, in cui si cercava “gente non razzista e non schizzinosa“ e ho mandato la candidatura", spiega. E nei cinque punti vendita ci sono 20 lavoratori.
Mettendo al primo posto il valore sociale, raggiungere la sostenibilità economica è sempre difficile. "Ci sosteniamo tagliando il superfluo, spendendo solo per l’essenziale. A Milano la difficoltà più grande è stata trovare uno spazio a prezzi calmierati e ci siamo riusciti partecipando a un bando dell’Aler che metteva a disposizione negozi sfitti nei quartieri per rilanciare le periferie. Poi grazie ai clienti che scelgono di comprare da noi, e non sono pochi, pur potendosi permettere di andare in negozi che vendono occhiali di marca. E anche grazie a chi sceglie di pagare un paio di occhiali per chi non ha la possibilità di farlo oppure partecipa all’iniziativa dell’occhiale sospeso", che si sintetizza con lo slogan "chi può metta, chi non può prenda".
Chi ha delle montature che non usa più, magari dimenticate in un cassetto, può donarle per chi ne ha bisogno, "provvederemo noi a inserire le lenti giuste per la persona che li userà", evidenzia il titolare. "Per restare in vita, soprattutto – conclude – abbiamo bisogno del passaparola, di creare rete: invito tutte le associazioni che si danno da fare per gli ultimi a venire a conoscerci in modo che la nostra missione possa estendersi. Lo scorso anno abbiamo regalato più di mille paia di occhiali a persone bisognose in tutti i nostri negozi. Quest’anno puntiamo al raddoppio". Al Corvetto, l’Occhialeria sociale ha già attirato tanti cittadini incuriositi. "Ma c’è anche chi è venuto a trovarci da altri quartieri. Speriamo sia solo l’inizio".