
Nico Colucci, fondatore della community “Il cammino dei cretino“
Milano, 25 luglio 2025 – “Siamo così abituati all’autosufficienza, l’abbiamo così tanto assimilata a un esasperato individualismo, da aver dimenticato la bellezza della condivisione”.
Per Nico Colucci, founder della pagina social e del sito “Il cammino del cretino“, viaggiare è molto più di una semplice esperienza individuale. Scardinata l’immagine ormai stantia del viandante solitario alla scoperta di sé, l’escursionista da oltre 78mila follower promuove il racconto del trekking come strumento per abbracciare il mondo e tutti coloro che lo abitano. Ed è proprio con l’entusiasmo di un bambino che affronta i suoi viaggi: un’attitudine che gli ha permesso di conoscere un vasto campionario umano, consentendogli di spogliarsi di ogni diffidenza e preconcetto.
Colucci, però, scopre la sua passione per il trekking in tarda età: originario della provincia di Bari, si trasferisce a Milano per inseguire la sua passione per il teatro e lì, grazie a una serie di incontri fortuiti, scopre il mondo dell’escursionismo. Colucci, un po’ come Dottor Jekyll e Mr. Hyde, ha una doppia identità: performer teatrale di professione e “camminatore cretino” nel tempo libero, conduce la sua esistenza danzando sui palchi dei teatri d’Italia e percorrendo i sentieri polverosi di tutto il mondo.
Colucci, è nata prima la passione per la recitazione o per il trekking?
“Il teatro entra nella mia vita all’età di 7 anni. Mia madre, al posto di iscrivermi a calcio oppure a basket, ha scelto di andare controcorrente e mi ha proposto una scuola di danza. Per me è stata un’illuminazione: lì ho scoperto davvero la mia vocazione. Il trekking, invece, è entrato nella mia vita quasi per caso. Nel 2011 mi stavo esibendo al Teatro Nazionale di Milano, quando un mio collega mi ha proposto un’idea folle: attraversare l’Italia a piedi. Io sono da sempre un estimatore delle persone fuori di testa e per questa ragione ho scelto di intraprendere questo viaggio. Ed ecco che ho scoperto il mio secondo amore”.
Perché si definisce un “camminatore cretino”?
“Diciamo che la montagna è percepita come un luogo mistico in cui regna il silenzio e in cui ritrovare se stessi. Questa è sicuramente una visione possibile, ma non è detto che sia l’unica: io, ad esempio, fatico a inquadrarmi nell’immagine tradizionale e un po’ rigida del montanaro. Mi piace pensare che fare trekking possa essere anche un’esperienza divertente, un’occasione per ridere e tornare a casa più leggeri. E poi mi definisco un camminatore cretino per una seconda regione: sono un pugliese che parla di montagna, dovrei amare il mare visto che nella mia regione il monte più alto supera a malapena i 1.100 metri. In poche parole? Sono un paradosso vivente”.

Sul suo blog parla del “bello e del brutto dietro il mondo outdoor”. Quali sono gli aspetti negativi?
“Diciamo che quando si intraprendono dei percorsi molto lunghi bisogna ricordarsi sempre che questi non sono i classici viaggi turistici nelle grandi metropoli. Per essere più chiari: nelle strutture disseminate lungo le strade non è detto che vi sia l’efficienza e l’organizzazione tipica degli alberghi. Ci sono luoghi in cui pernottare che non hanno nemmeno un numero di telefono. Fa parte del gioco, ma bisogna esserne consapevoli prima di mettersi in viaggio”.
E gli aspetti positivi?
“I rapporti umani che si instaurano durante il percorso. Penso che con i compagni di viaggio, ma anche con le persone che si incontrano lungo la strada, si riescano a creare legami inspiegabili: molti di loro non li rivedrò mai più, ma per un breve lasso di tempo, abbiamo condiviso un momento di una verità e di una purezza indescrivibile”.
Quale ricordo conserva con maggiore affetto?
“Mi trovavo a Valona, in Albania, con l’obiettivo di raggiungere la Grecia. Lì ho conosciuto Simon, un ragazzo con una paresi cerebrale che, seppur accompagnato, aveva visitato oltre 44 nazioni. Usava una sorta di tablet per comunicare con me e la sua ironia mi ha travolto, era una persona profondamente divertente. Simon si concedeva una sola sigaretta all’anno e aveva scelto di fumarla proprio quella sera. Mi piace pensare che quello sia stato un momento speciale per entrambi”.
Ci sono tanti giovani che desiderano iniziare a fare trekking: quali consigli si sente di dare ai camminatori in erba?
“Il primo è un consiglio tecnico: una buona scarpa e delle buone calze salvano la vita. All’inizio la camminata sembrerà solo una tortura autoinflitta, ma non mollate e abbiate pazienza: più andrete avanti e più sarete fieri di voi stessi. Ultimo consiglio: partite solo con chi ha la capacità di farvi sorridere. Ma direi che questo suggerimento non vale solo per il trekking, ma per la vita di tutti i giorni”.